L’autore ci spiega quali siano i principali fattori fisiologici e biomeccanici coinvolti in un lavoro con il traino, come di recente sono stati indagati da autori quali Morin, Samozino e Cross.
Poi fa una lista delle grandezze fisiche collegate all’allenamento contro-resistenza.
Conclude proponendo un caso reale di un ciclo di allenamento proposto a 4 giocatori di football americano, che hanno potuto utilizzare la “scintillante” 1080 Motion Sprint Machine.
Football Americano? E che c’entra con l’atletica leggera, ti chiederai?
La tecnica e la biomeccanica dell’accelerazione e dello sprint è una sola, tant’è che ormai da tempo gli sport di squadra dove è necessaria una fase di accelerazione hanno saputo prendere spunto da numerosi studi sulla fase accelerativa dell’atletica leggera, inoltre molti allenatori di sprinter sono stati chiamati a fare consulenze al football americano, calcio e rugby proprio per la necessità di migliorare le abilità accelerative soprattutto per i ruoli dove necessario essere in grado di correre veloce.
E gli sprint contro resistenza sono stati un modo per molti allenatori di atletica di combinare le necessità tecniche con quelle condizionali.
Impariamo anche noi allenatori di atletica a prendere informazioni, spunti e ad arricchirci guardando quanto fanno in altri sport.
Gli spunti che possiamo ricavare da questo articolo sono notevolissimi rispetto ad un mezzo, il traino, che secondo la tradizione nostrana viene spesso affrontato con una certa superficialità.
Anche lo sprint con il traino, tradizionalmente considerato mezzo speciale e quasi sempre affrontato con un approccio grossolanamente empirico, può essere oggetto di una programmazione che può seguire una struttura ragionata, differenziata e calibrata nel corso della stagione.
Se possiedi una la 1080 il gioco è molto più facile.
Peccato per il costo davvero elevato del macchinario.
Ma vogliamo darti una buona notizia.
La fisica è sempre la stessa e, con un po’ di pazienza in più, e la voglia di far due conti, potrai ottenere (quasi) gli stessi risultati con la vecchia slitta che ognuno di noi ha al proprio campo.
Il mio capo Joe DeFranco ha sempre sostenuto a gran voce l’opinione secondo la quale l’utilizzo degli sprint con il traino pesante a carico variabile sia un mezzo che può dare come risultato una migliore performance nello sprint, in particolare con i giocatori di football americano.
Io ho iniziato con il sistema di allenamento di DeFranco nel 2008, quando ero un giocatore di football dell’high school di 17 anni.
A quel tempo avevamo a disposizione una piccola struttura che non aveva accesso a nessuno spazio all’aperto se non l’asfalto nel parcheggio.
Joe ha dovuto essere creativo e la creatività ha portato a parecchie variazioni di sprint con traino pesante.
Spinte della slitta, traini, supervelocità… o come volete chiamarli!
Joe aveva sempre un cronometro attorno al collo e prendeva il tempo di ogni ripetuta. Non importava quale fosse la resistenza sulla slitta, dovevamo cercare di dare il meglio e di far registrare il tempo più veloce.
Nonostante non avessimo lo spazio sufficiente per correre gli sprint, tutti notavamo che questo allenamento con il traino ci rendeva più veloci.
Sembrava che la nostra abilità nell’accelerazione migliorasse considerevolmente.
Tuttavia, per la mancanza di uno spazio simile a quello di un campo, era difficile capire se le nostre prestazioni nella corsa veloce fossero effettivamente migliorate.
Avere determinate sensazioni ha un certo significato, ma cosa avrebbero detto i dati dei tempi effettivamente misurati?
Successivamente la palestra di DeFranco fu trasferita in una nuova struttura, che aveva a disposizione una striscia di 30 iarde di prato sintetico.
Non era sicuramente la miglior distanza disponibile per un allenamento di sprint, ma potevamo lavorare sulle partenze e su 10 iarde di corsa libera.
A quel punto, con l’aiuto di un cronometraggio totalmente automatico (FAT), Joe avrebbe avuto la possibilità di misurare 10 iarde di corsa libera e vedere se il lavoro con il traino pesante stava dando i suoi frutti per il miglioramento delle prestazioni.
Quello che Joe verificò è che i tempi negli sprint miglioravano dopo un ciclo di lavoro con il traino pesante.
In uno sport dove è così importante sopravanzare la direzione della palla per la ricezione, questa sembrava essere una capacità molto importante per i giocatori di football americano.
Recentemente, i lavori di JB Morin, Matt Cross, Pierre Samozino, Matt Brughelli, Scott Brown, e molti altri hanno cercato di rendere il concetto di miglioramento attraverso l’utilizzo della corsa con il traino, o comunque contro-resistenza, più accessibile e più facile da capire e da misurare.
Uno dei concetti più importanti che ho letto dai ricercatori sopra menzionati è stato che gli sprinter di élite sono capaci di produrre più alti livelli di forza orizzontale netta a velocità più alte rispetto agli sprinter di livello più basso.
È importante spiegare cosa si intenda per ”forza orizzontale netta”.
Ad ogni passo, uno sprinter produce una forza sul terreno che può essere distinta sul piano sagittale del movimento nelle componenti di forza verticale e forza orizzontale.
La combinazione delle forze verticale e orizzontale sul piano sagittale è conosciuta come forza risultante, o semplicemente come la forza che risulta da questa combinazione.
La forza orizzontale netta descrive la forza che viene generata per spingere il corpo orizzontalmente.
Quando si sta correndo, il contatto con il terreno con maggiore forza orizzontale netta risulterà in una maggior propulsione sul piano sagittale.
Le prese di contatto con il terreno caratterizzate da minor produzione di forza orizzontale netta possono determinare forze frenanti inefficienti che derivano dall’influenza verticale.
Per chiunque stia provando a sprintare da un punto A ad un punto B, la produzione di forza orizzontale risulta certamente essere un’amica.
Quando un atleta sprinta, cercherà di spingersi in avanti (avanzare) applicando forza sul terreno e producendo forza orizzontale netta ed impulso, che è la forza moltiplicata per il tempo di contatto sul terreno.
Tuttavia, nel momento in cui l’atleta raggiunge la massima velocità, la produzione di forza orizzontale netta si abbasserà inevitabilmente e la forza verticale diverrà predominante, perché gli atleti devono lavorare contro la forza di gravità che è orientata verticalmente.
Come è stato prima menzionato, i migliori sprinter sono capaci di posticipare questa “caduta inevitabile” e di continuare a produrre un alto rapporto di forza orizzontale (netta) a velocità sempre superiori.
Quindi, a questo punto, la domanda diventa:
Se gli atleti meno efficienti producono alti rapporti di forza netta verticale, come possiamo far eseguire loro lavori che aumentano la durata della forza orizzontale netta?
Per JB Morin ed i suoi colleghi, la risposta può essere trovata nell’utilizzo del traino pesante e nella ricerca di un carico “ottimale” con il quale gli atleti e gli sprinter massimizzino la propria potenza ed i rapporti di forza orizzontale netta nella dinamica dello sprint.
Una ricerca condotta da Matt Cross sul “Carico ottimale per massimizzare la potenza negli esercizi di traino” è stata pubblicata nel 2016 ed ha destabilizzato il mondo dello sport di prestazione.
Tradizionalmente, le raccomandazioni per le esercitazioni con traino erano di utilizzare non più del 10% del peso corporeo oppure un carico che determinasse un peggioramento nella performance di sprint non superiore al 10%.
Tuttavia, in questa ricerca, Cross ed i suoi colleghi hanno raccomandato che, per raggiungere la massima potenza, la velocità dei movimenti avrebbe dovuto essere rallentata del 48-52 % della massima velocità ed il carico sulla slitta avrebbe dovuto essere tra il 69-91% del peso corporeo per gli atleti di sport a contributo energetico misto ed addirittura del 70-96% per gli sprinter.
Sicuramente una follia, giusto?
Bene, prima di prenderli per matti, proviamo a considerare cosa hanno misurato ed il significato di queste misurazioni.
Di seguito sono riportate una lista di misurazioni che possono essere utilizzate per quantificare meglio la prestazione di uno sprinter. Ho fatto del mio meglio per fornirne una definizione e per spiegare in maniera semplice cosa significhino.
Questa è considerata in contrasto con la velocità teorica ottimale.
Questa è considerata in contrasto con la forza teorica ottimale.
Così, da quanto appare in questa ricerca, sembra che il miglioramento dell’accelerazione risulti dipendente in maniera significativa dalla identificazione della combinazione ottimale di forza orizzontale e velocità (massima potenza orizzontale), migliorando il rapporto di produzione di forza sulla direzione orizzontale (eliminando inutili dispersioni di forza sull’asse verticale), e prolungando il più possibile l’applicazione di forza orizzontale mentre la velocità aumenta ad ogni passo.
Dovrebbe essere detto che durante uno sprint libero, la potenza massima solitamente viene raggiunta entro un secondo, e la restante parte dell’accelerazione porta gli atleti a correre a velocità che sono superiori a quella ottimale (Vopt)
I traini sono “una follia” per creare un carico aggiuntivo sul piano orizzontale e per migliorare le capacità di forza orizzontale.
Sprintare con un traino è anche presumibilmente l’esercizio di forza più specifico che un velocista possa fare.
Per questo, l’individuazione del carico per la forza massima individualizzato per la massima potenza (la L opt) dovrebbe mettere l’atleta nella migliore condizione per migliorare la massima potenza orizzontale gli alti carichi del traino dovrebbero anche portare a miglioramenti nel RF e nell’abbassamento della percentuale del D rf.
Nella ricerca di Cross et al. (2016) è stato trovato che il L opt si ha con un carico situato tra il 69 ed il 96 % del peso corporeo dell’atleta.
Ho ripensato a come Joe DeFranco avesse registrato miglioramenti nelle prestazioni di sprint utilizzando l’allenamento con un traino molto pesante.
Stava facendo crescere le grandezze sopra menzionate della produzione efficace di forza e stava aiutando la massimizzazione della potenza orizzontale senza rendersene conto completamente?
Joe ha testato solamente sprint liberi di 10 iarde e sprint più lunghi nel contesto di allenamenti combinati con potenziali giocatori di Nfl, a causa degli spazi limitati della nostra vecchia struttura di allenamento.
Fortunatamente per noi, la nostra struttura attuale ha un intero campo da football e una pista appena attraversata la strada – una perfetta situazione per i lavori di sprint di qualsiasi distanza.
Abbiamo a disposizione a nche una 1080 motion Sprint machine, che io amo chiamare il “sacro gral” degli strumenti per gli sprint contro resistenza.
Si, ho pensato fra me e me…proviamo a fare questi traini pesanti e vediamo cosa succede!
Al tempo di questo progetto, io stavo allenando 4 giocatori di Nfl svincolati: 2 linebacker e due running back.
Ho voluto vedere come l’allenamento su una distanza costante di 20 iarde con un carico individualizzato avrebbe avuto effetto sulla loro capacità di sprint libero sulle 20 e sulle 40 iarde.
Il primo passo è stato capire quali fossero i loro tempi sullo sprint libero, cosa che ho testato con l’utilizzo di un sistema FAT (totalmente automatico).
Questo significa che sia lo start che l’arrivo sono stati presi in maniera totalmente automatica, con un moto sensore che prendeva la partenza ed un laser che prendeva l’arrivo. Ho provato ad eliminare il più possibile l’errore umano.
Dovrebbe essere assolutamente considerato che il margine di errore tra un tempo FAT ed uno manuale (preso con un cronometro) solitamente viene quantificato in 0.24 secondi.
Questo è importante perché ho constatato cosa significano questi 24 centesimi di secondo. Significa che se un giocatore può correre uno scatto di 40 iarde in 4.50 secondi quando il tempo viene preso dall’allenatore con un cronometro, risulta molto probabile che lo stesso sprint preso con cronometraggio elettrico risulterà di 4.74 secondi.
Per questo è facile azzardare l’ipotesi che ai tempi riportati nella tabella sottostante andrebbero diminuiti di 0.24 se fossero stati presi manualmente.
Tabella 1. Mentre stavo pianificando il programma di allenamento con traino pesante, decisi che avrei seguito le linee guida di carico riportate nello studio di Cross et al. (2016) e dopo avrei fatto seguire 4 settimane di allenamento utilizzando un “carico ottimale” una volta a settimana. Per fare questo, dovetti trovare il carico che corrispondeva al 48-52% della massima velocità di ciascun soggetto. Decisi di basarmi su questa velocità media piuttosto che sul picco di velocità raggiunto da ciascun soggetto; la velocità media avrebbe descritto un quadro piuttosto preciso dei miglioramenti sull’intero tratto di 20 iarde piuttosto che di un momento istantaneo.
La cosa assolutamente bella della 1080 sprint machine è la quantità di informazioni che ti dà.
L’apparecchiatura non solo ti registra i tempi elettrici di ogni sprint, ma ti mostra anche i picchi e le medie della forza, la potenza, la velocità oltre ad un grafico che mostra ogni passo di ogni singolo sprint effettuato.
La macchina può essere impostata secondo un’ampia gamma di resistenze possibili.
Figura 2. Innanzitutto i dati mostrano in maniera coerente che c’è un coefficiente di attrito del 35% considerando la superficie di un prato sintetico. Questo significa che per ogni impostazione della macchina, il numero andrebbe diviso per 0.35 per avere una simulazione più precisa di quello che accadrebbe con un carico dello stesso tipo che venisse montato su un normale traino caricato con dischi. Quindi, se noi siamo sulla superficie di un campo da football e l’impostazione della macchina è di 10 kg, dovrebbe dare la sensazione di trainare una slitta caricata con 29 kg (63 libbre). Sotto è riportata una tabella di conversione che tiene conto del coefficiente di attrito
Figura 3
Per ricavare la massima velocità media (Vo) sulle 20 iarde, testai ogni giocatore sullo sprint di 20 iarde con carico incrementale impostando la 1080 su: 3kg, 8kg,15kg, 20kg, 22kg, 24 kg, 26kg, 28kg, e 30kg (il carico più alto consentito dalla macchina). Successivamente presi i dati medi di velocità ottenuti dalla Sprint 1080 ed ho tracciato i numeri dei valori del carico contro resistenza usati per ogni punto su un asse cartesiano XY lungo un diagramma di dispersione in Excel.
Mi sono assicurato poi che la fossa fosse visualizzata in modo che potessi vedere dove sarebbe occorsa l’intersezione con l’asse delle y. Questo punto sarebbe teoricamente andato ad indicare il Vo, fintanto che il coefficiente di determinazione (R^2) fosse più alto di 0.96.
Tutti i miei ragazzi hanno riportato un valore R^2 come minimo di 0.97, cosa che mi ha rassicurato sul fatto che i valori delle velocità costituissero una rappresentazione accurata dei loro massimali teorici.
Figura 4 Una volta che ho avuto in mano questi numeri, la 1080 mi avrebbe potuto dire il resto. Sono semplicemente entrato con i dati dei test ottenuti nell’ App della 1080 e ho trovato il carico che corrisponde al 48/52% della velocità media, Ad esempio, uno dei miei running back aveva una V0 di 8.25 m/s, quindi ho cercato il carico che gli permettesse di correre fra 3.96 e 4.29 m/s.
Figura 5. Dal momento che la 1080 è in grado di fornire dati in tempo reale ad ogni ripetizione, decisi che se qualcuno dei giocatori avesse iniziato a correre più velocemente rispetto al 48/52 % del suo V0 stimato, avrei cambiato l’impostazione del carico aumentandolo di 2 kg. Questo mi consentiva di autoregolare il processo e assicurava sempre che il giocatore avrebbe corso contro il carico che l’avrebbe portato nel range del 48/52%. Tuttavia, se qualcuno dei giocatori avesse raggiunto l’impostazione di 30 kg (la massima consentita dalla 1080), allora quello avrebbe semplicemente cercato di correre più forte di ripetizione in ripetizione.
Le sessioni con la 1080 erano eseguite una volta a settimana.
Prima di lavorare con la sprint 1080 gli atleti eseguivano prove a basso volume, lavoro di sprint liberi di 10-20 iarde che seguivano immediatamente il riscaldamento per mantenere uno stimolo di velocità specifico agli sprint senza carico.
Successivamente dovevano fare 4 traini di 25 iarde utilizzando il proprio carico ottimale individualizzato. Il programma di allenamento prevedeva 25 iarde per essere sicuro che 20 iarde fossero corse alla massima intensità.
Infine chiedevo loro di eseguire alcuni sprint extra a carico leggero per far percepire loro una sorta di potenziamento derivante dal lavoro con i carichi pesanti.
Questi lavori con i traini leggeri erano eseguiti per 25-45 iarde con l’obiettivo di correre sull’85-90% delle velocità possibili per quei tratti corsi senza traino.
Diamo un’occhiata ai risultati
E quindi, cosa è successo?
Bene…è successo parecchio.
La prima cosa degna di nota è osservare che dalla quarta settimana, 3 dei 4 giocatori stavano utilizzando l’impostazione a 30 kg, il che significa che avevano raggiunto il più alto livello di resistenza utilizzabile con la 1080 sprint machine, l’altro giocatore, il linebacker, è rimasto su un carico costante di 28 kg dalla prima alla quarta settimana. La progressione è esposta nella figura 7.
Figura 7
La ricerca di Cross et al. (2016) ritiene che il range in cui si trova il carico ottimale sia situato tra il 69 ed il 96 % del peso corporeo e i miei dati mostrarono che tutti i miei atleti ricadevano in questo range (71-80%) nella prima settimana.
Ancora, nonostante un incremento verso l’alto del 14% nel carico, come visto nel running back, la velocità media si situava tra il 48 ed il 52 % della V0.
Questo mostra che i giocatori i cui carichi sono cresciuti nell’arco di 4 settimane hanno potuto mantenere la propria velocità orizzontale di fronte a delle resistenze crescenti.
Stavano diventando più potenti.
Ovviamente, è facile capire che in questa modo era generata maggiore potenza, ma io volli vedere come questi mutamenti avessero influito sulla massima velocità (v0), la massima forza orizzontale relativa, e la massima potenza orizzontale relativa (Pmax).
Qui ci sono i dati dei test prima e dopo il programma di allenamento.
Figura 8
Tutti i giocatori dopo 4 settimane hanno migliorato la propria massima potenza relativa.
Entrambi i running back hanno ottenuto questo miglioramento ma attraverso una maggior accrescimento proporzionale della V0, mentre per i linebacker è stato l’opposto, avendo mostrato un miglioramento della potenza attraverso un maggior accrescimento proporzionale della F0.
Dovrei chiarire che questo particolare programma di lavoro non era basato sulle carenze individuali dei rispettivi profili di forza velocità.
Tutti gli atleti hanno eseguito la medesima routine, una volta a settimana per quattro settimane.
Tuttavia, dal momento che il programma generale di allenamento comprendeva una combinazione di sprint liberi, traini con un carico per la massima potenza, e sprint con traini più leggeri, è possibile che ognuno sia stato in grado di migliorare nell’ambito in cui aveva più carenze nel rapporto forza-velocità.
Per esempio i linebacker potrebbero aver avuto più carenze nella capacità di produrre forza orizzontale netta, e basati sulla forza relativa (N/Kg) , entrambi ne han prodotta molto meno dei running back nel periodo precedente ai test.
Il loro miglioramento nella F0 potrebbe essere derivato dai lavori di traino con carico pesante.
Entrambi i running back hanno a conseguito più importanti miglioramenti nella V0, cosa che potrebbe essere il risultato della somministrazione di corse libere e con carico leggero.
Un altro ambito in cui tutti i giocatori hanno dimostrato un miglioramento è stata la capacità di accelerare ad ogni tratto di 5 iarde per 20 iarde utilizzando il traino con il proprio carico ottimale.
Durante le prime 2 settimane, la maggior parte di loro iniziavano a decelerare tra le 15 e le 20 iarde. Ma dalla settimana 3-4, tutti loro erano capaci di continuare ad accelerare o mantenere l’accelerazione ogni 5 iarde. Questo probabilmente era un’indicazione di un miglioramento in Rf e Drf
George Petrakosn ha fatto riferimento ad un concetto conosciuto come il Maximum Resisted Sled Load (MRSL). Il MRSL è il più alto carico che un’atleta può utilizzare per uno sprint di 20 metri senza presentare nessuna decelerazione ad ogni tratto di 5 metri. Nel mio caso, io stavo misurando in iarde, ma da cosa stavo osservando, è molto probabile che il Lopt tenderà ad essere molto vicino al 100% in maniera molto simile a quella che Petrakos descrive per i carichi basati sul MRSL.
Figura 9
Certamente!
Tutti hanno migliorato la propria massima potenza orizzontale.
Figo! Ma cosa è successo in relazione ai loro tempi negli sprint? Non sarebbe tutto senza senso se i loro tempi nello sprint non fossero migliorati?
Bene, diamo un’occhiata ai dati dei test prima e dopo l’allenamento che si riferiscono ai parzioali negli sprint di 10, 20, 40 iarde. Sfortunatamente, uno dei giocatori (il linebacker#2) ha finito il proprio abbonamento nella struttura prima di poter ri-testare i propri tempi sullo sprint. Così sono riportati i tempi elettrici del linebacker#1, il running back#1 ed il running back#2.
Figura 10
I tempi sugli sprint sono migliorati? Sì, lo sono. Tra questi giocatori è stato registrato un miglioramento sui tempi elettrici totalmente automatici compreso fra gli 0.10 ed i 0.33 secondi dopo sole 4 settimane di lavoro. I risultati che ho ottenuto io saranno in linea con i vostri? Chi lo sa, ma il miglioramento sulle 10 sulle 20 e sulle 40 iarde è effettivamente avvenuto. Questo probabilmente è il frutto di una combinazione di fattori che sono arrivati insieme e che hanno portato a questi risultati.
Qui alcune considerazioni basate sul programma che ho effettuato:
In termini di miglioramento delle prestazioni di sprint, la miglior cosa per me sarebbe stata quella di calcolare un profilo di forza/velocità per ciascun giocatore e dopo prescrivere i parametri di carico partendo da questo punto. Tuttavia, il mio obiettivo è stato quello di vedere se 4 settimane di sprint utilizzando un carico individualizzato sulla massima potenza avrebbe potuto migliorare le prestazioni di sprint di giocatori dell’NFL e i miei risultati mostrano che questo è possibile, infatti.
Quindi, l’avete qui. Un’altra evidenza pratica che sprintare utilizzando un carico di massima potenza (Lopt) può migliorare le prestazioni di sprint e possono svolgere al meglio la propria funzione come lavoro complementare a sprint liberi e a traini a carico leggero (i.e., che comportano un peggioramento del 10-15 % dei tempi di corsa). I traini a massima espressione di potenza vanno considerati come un mezzo in più fra quelli nel vostro arsenale- posso osare dire un asso nella manica?
P.S. Da quanto risulta dai dati che ho ricavato, uno sprint di 20 iarde con un carico Lopt sono corsi ad una velocità tra il 60 e il 66 % di uno sprint libero. Ma invece, un peggioramento della velocità tra il 48 ed il 52% è stato riportato da Cross et.al. (2016). Questi valori non corrispondono ai risultati dei dati registrati. Sono necessarie più ricerche per determinare se si possono fare delle raccomandazioni basate suoi tempi di percorrenza.
Un ringraziamento speciale a JB Morin e a Matt Cross per avermi aiutato nell’accuratezza dell’interpretazione del loro lavoro.