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Allenamento di forza e potenza per sprint e salti

Published by redazione
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L’allenamento di forza e potenza migliora le performance di salto e velocità

Allenamento di forza per migliorare le performance di sprint e salti

Questo articolo definisce in cosa consiste l’allenamento con sovraccarichi e i benefici che ne derivano in termini di forza e potenza.

Molti studi dimostrano che l’aumento della forza e della potenza, attraverso metodologie d’allenamento che comprendono esercitazioni e movimenti della pesistica olimpica e del powerlifting, ha un effetto positivo sulla performance.

Ad esempio questo tipo di allenamento può migliorare le espressioni di forza nel salto verticale, nella propulsione orizzontale e nella velocità e rapidità di sprint, che in sostanza sono i gesti fondamentali in moltissimi sport che prevedono movimenti esplosivi e balistici.

A tal proposito l’obiettivo di questo articolo è quello di analizzare i fattori determinanti per la performance del salto e dello sprint.

Per questo motivo abbiamo valutato l’analogia biomeccanica tra i principali gesti sport-specifici e le corrispondenti esercitazioni di forza che implicano un elevato output di forza e potenza.

In particolare abbiamo considerato le alzate del weightlifting e del powerlifting ed anche tutte quelle varianti che sembrano più adatte a fornire il maggior transfer in questi termini.

Fattori che aumentano la performance di salto e sprint

Tutti i movimenti dell’uomo, in ambito sportivo come nella vita quotidiana, avvengono grazie alla capacità del sistema nervoso centrale di emettere impulsi nervosi e alla conseguente contrazione muscolare.

Inoltre sappiamo che la produzione di forza dipende da fattori neurogeni e miogeni e avviene attraverso meccanismi di

  • coordinazione intramuscolare (reclutamento fibre motorie, capacità di sincronizzazione delle fibre, frequenza di stimolo o impulso)
  • intermuscolare
  • movimenti riflessi [1].

Reclutamento delle fibre veloci

Durante i movimenti balistici, il pattern di reclutamento delle fibre veloci è fondamentale e immediato in quanto vengono attivate ad una frequenza di stimolo pari a 120-150 Hz già ad inizio movimento.

Questi tipi di azioni, come ad esempio il salto o la corsa, sono soggetti alle leggi della fisica balistica e presentano notevoli differenze rispetto al movimento concentrico.

Ad esempio peculiarità di questi movimenti è il fatto che si raggiunge la massima velocità possibile al termine del movimento.

Ad esempio, se consideriamo un salto verticale, la massima velocità sarà raggiunta esattamente quando le gambe sono completamente distese, un attimo prima che il piede perda il contatto da terra. Dopo questo istante, a causa della forza di gravità, la velocità inizia a diminuire. Per questo motivo nelle azioni balistiche le fibre veloci sono reclutate subito e alla massima frequenza, anche se il carico non è elevato [1].

Quindi potremmo essere portati a pensare  che sia inutile lavorare con i sovraccarichi, se già con le azioni balistiche siamo in grado di stimolare  le fibre veloci ad elevate frequenze. Ma questo, tuttavia, è errato sia perché nei movimenti balistici non sono reclutate tutte le fibre sia perché il tempo sotto tensione è decisamente inferiore.

Infatti proprio la durata della contrazione è un parametro importante perché correlato con la secrezione di determinati ormoni indispensabili per indurre adattamenti specifici [1].

Da cosa dipende la performance nel salto verticale?

L’efficienza e la performance del salto verticale, dunque, dipende dalla capacità contrattile del muscolo e dalla fase concentrica necessaria ad allungare il ciclo di accorciamento-allungamento (SSC) [2].

Più precisamente questo rapido ciclo, che precede il salto verticale, è chiamato Countermovement jump (CMJ) ed è differente da uno squat jump (SJ) in quanto questo non è preceduto dal pre-stiramento [2].

Generalmente il CMJ raggiunge altezze maggiori rispetto allo SJ, presumibilmente attraverso un miglior utilizzo dell’energia elastica muscolare e un aumento della trasmissione neurale dell’impulso alle fibre.

Dati specifici di molti studi riportano i valori di CMJ e SJ di atleti maschi e donne di diverse discipline [2]:

Altezze di salto nel CMJ e nello SJ in vari sport CMJ=40,3 SJ=35,5
Physical Education F: CMJ=23,3 SJ=19,2
Volleyball CMJ=43,4 SJ=37,2
Untrained , M CMJ=29,1 SJ=27,4
National League netball, F CMJ=32,5 SJ=30,2
Elite divers, M CMJ=42,1 SJ=35,6
Elite weightlifters, M CMJ=48,7 SJ=46,5

Riassumendo, il salto in verticale è caratterizzato dall’espressione di alti livelli di forza in un tempo relativamente breve e ciò lo distingue da movimenti che esprimono forza ad intensità massimale o submassimale.

L’elevato livello di energia prodotta dai muscoli estensori dell’anca durante il salto, in un tempo limitato di 350ms (periodo di forza prodotta dalla contrazione concentrica), fornisce la logica di strutturazione dell’allenamento di forza generale, speciale e specifica [2].

Da cosa dipende la prestazione negli sprint?

Durante la corsa, l’intero corpo è impegnato nel movimento.

Questo significa che le interazioni efficienti tra muscoli agonisti, antagonisti e sinergici nella cinematica articolare sono caratteristiche chiave per un’ottima performance.

In pratica il muscolo agonista, attivo, deve avere la capacità di generare efficacemente una grande forza mentre allo stesso tempo,  il muscolo antagonista deve essere rilassato.

Prime movers nella corsa

Nel movimento di corsa, durante l’estensione del ginocchio, il gruppo muscolare agonista è il quadricipite (retto del femore, vasto laterale, vasto mediale e vasto intermedio) e il gruppo antagonista sono i muscoli posteriori della coscia [3].

Eì interessante notare che secondo alcuni studiosi, tutti gli animali terrestri aderirebbero ad una cinematica comune durante il movimento.

E questo nonostante la variabilità fenotipica e fisiologica naturale, incluso il numero di arti, le dimensioni e la forma degli arti e della massa corporea. La corsa è un esercizio tipicamente complesso e multiarticolare. Ne consegue che una migliore coordinazione dei movimenti avrà un maggiore impatto sull’aumento della forza muscolare in esercizi più complessi.

Sebbene la parte inferiore del corpo abbia un maggior coinvolgimento durante la corsa, la parte superiore del corpo ha un ruolo importante nel controbilanciare le azioni della parte inferiore [3]. Le braccia agiscono in modo controlaterale su ciascuna gamba, proporzionalmente alla frequenza della corsa, e contribuiscono in modo determinante alla massima velocità della marcia; questa cinematica sarà favorita da spalle e fianchi forti, in quanto saranno essenziali per generare una dinamica e oscillazione più veloce.

A tale riguardo la ricerca [3] dimostra che esercizi che enfatizzano la velocità e la gamma di movimenti che la favoriscono, hanno un effetto maggiore sulla performance rispetto agli esercizi che enfatizzano solo la forza assoluta.

Nello specifico la corsa, come la maggior parte delle attività atletiche, richiede forza veloce e potenza.

L’allenamento integrato forza-velocità

Gli studi [3] dimostrano che l’aumento della forza ha transfer sulla velocità per chi è condizionato. Pertanto, è ottimale aumentare sia la produzione di forza sia la velocità per massimizzare le prestazioni di potenza, che non possono essere raggiunte solo attraverso l’allenamento tradizionale per la forza assoluta.

Dunque per aumentare la potenza e la velocità nello scatto, è necessario eseguire un allenamento di resistenza alla velocità.

Allenare il Sistema Nervoso Centrale

Sappiamo che ogni movimento motorio, generale e/o fine ha un impatto positivo sul sistema nervoso, quindi è importante formare e perfezionare percorsi e schemi neurali per migliorare in modo accurato il modello specifico del movimento desiderato.

In particolare nell’allenamento dello sprint, il sistema nervoso deve essere stimolato per agire specificamente attraverso movimenti rapidi. Anche il condizionamento cardiovascolare è un fattore importante per gli sport ad alta velocità, ma è necessaria l’attenta modulazione del-l’allenamento aerobico e lattacido poiché può frenare l’obiettivo della prestazione e dello sprint, che, ricordiamo deve essere dinamico ed esplosivo [3].

Come sviluppare forza e potenza?

La forza muscolare è l’unica e la sola qualità fisica che l’uomo possiede. Tale principio è alla base del movimento. Sia la velocità che la resistenza infatti, rappresentano un effetto dell’applicazione di forza e sono ad esse subordinate; esiste una relazione ma è, tuttavia, unidirezionale. È chiaro, dunque, che il miglioramento della forza è uno degli scopi principali del processo d’allenamento di qualsiasi sport, sia individuale che di squadra, e di qualsiasi movimento, sia balistico sia statico [1].

Spesso ci chiediamo quale sia l’esercizio, il metodo o il programma d’allenamento migliore per diventare più forti; purtroppo non esiste un programma adatto a tutti, a prescindere dallo sport praticato.

La capacità di accelerare rapidamente e raggiungere alti livelli di velocità massima è fondamentale per un certo numero gesti sportivi e sport di squadra. In discipline sportive come il calcio e il rugby per esempio, giocatori d’élite internazionali possiedono in modo significativo maggiori capacità di accelerazione rispetto alle loro controparti dilettantistiche o amatoriali [4].

A tal proposito, in questi sport, a livello amatoriale, la rapidità nei 10, 20 e 30m è un fattore discriminatorio del livello del giocatore; infatti, i giocatori ai massimi livelli sono significativamente più veloci in tutte le distanze rispetto ai giocatori di livello inferiore [4].

Forza esplosiva e forza reattiva

Non ci sono dubbi nell’identificare la forza esplosiva, la forza reattiva e la potenza come le espressioni più importanti, unite alla capacità di reiterazione delle stesse. Lo sviluppo di queste espressioni di forza deve essere ottenuto con esercizi di adattamento anatomico (AA) generale e ad ampio range articolare, in fase estensiva e aspecifica, e successivamente con esercizi molto vicini al movimento gara, che devono tenere conto di tutte le differenze tra gli sport [5].

La potenza è espressa come il prodotto tra forza e velocità, e può essere migliorata aumentando entrambe [6]. Nonostante sia stato dimostrato nei maschi che la capacità di produrre potenza deriva per lo più dalla forza assoluta rispetto alla velocità, l’atleta professionista può incrementare i suoi livelli di potenza massima, attraverso un modello misto di approccio formativo (MMTA).

Un MMTA indica semplicemente una simultanea manipolazione di più variabili dell’allenamento con l’intenzione di aumentare la qualità contrattile e coordinativa di più distretti muscolari (ad es. ipertrofia, forza assoluta, velocità, rapidità) in un ciclo di allenamento periodico [6].

L’allenamento combinato powerlifting-weightlifting

In uno studio condotto su maschi judoki, allenati attraverso questa modalità di programmazione, sono state riportate prestazioni superiori negli atleti medagliati alle olimpiadi in test del lancio della palla medica da 5 kg, nel salto in alto e salto in lungo, rispetto alle medaglie nazionali. Inoltre, i judoka d’élite hanno raggiunto risultati superiori in 1 ripetizione massimale (1RM) di back squat, panca piana, e dinamometro a impugnatura. Risultati analoghi e inerenti alle valutazioni delle prestazioni di aumento della potenza sono stati riportati in atleti di calcio, pallamano, pallavolo e atletica leggera [6].

Questa metodologia d’allenamento prevede l’utilizzo combinato e modulato di alcune alzate fondamentali del powerlifting che corrispondono ai movimenti altrettanto fondamentali dell’allenamento della forza, come il back squat e varianti, il deadlift tradizionale, il press verticale, le trazioni verticali e orizzontali, utili per creare un adattamento anatomico sia dal punto di vista coordinativo sia muscolare. Ad esse vengono affiancate varianti delle alzate classiche del weightlifting, poiché sviluppano simultaneamente forza reattiva, esplosività e infine potenza, abituando l’atleta a esprimere alti livelli di forza velocemente o rapidamente [6].

Intensità e volumi di allenamento

Abbiamo definito la forza come principale fattore condizionante. È necessario, quindi, per un periodo più o meno lungo dell’anno (a seconda della tipologia del gesto sportivo e della disciplina) aumentare i livelli di forza generale creando i presupposti per un aumento ipertrofico; l’intensità raggiunta e il relativo volume per ogni esercizio fondamentale, dipendono dall’intensità relativa e dalla velocità del gesto sport specifico, cosi come la scelta degli esercizi e delle varianti sia per il lower body sia per l’upper body (Tab.1). Sappiamo che la velocità è inversamente proporzionale alla forza espressa, ma più è alta la forza massima più aumenta la forza relativa, ovvero il rapporto tra forza massima e peso corporeo, cruciale in tutti gli sport che prevedono salti, cambi di direzione e arresti [5].

Durata dell’AA 2-4 settimane
Carico A scendere da 12-20 a 6-8 rip durante tutto il ciclo
Buffer 5-10% prima dell’esaurimento o a esaurimento
N. di esercizi per sessione 6-8
Frequenza per microciclo 2-4
Tab. 1. Parametri di carico per l’adattamento anatomico. Tratto da Bompa T. et Buzzichelli A., Periodizzazione dell’allenamento sportivo, Calzetti Mariucci, 2015

Il metodo dei carichi massimali

Per poter migliorare il parametro dell’intensità e quindi del carico, è necessario mantenere percentuali elevate e in sostanza utilizzare metodi di carico massimale o submassimale (Tab.2-3).

Essi incrementano la misura del reclutamento delle unità motorie a contrazione veloce.

I maggiori guadagni di forza massima derivano da una migliore coordinazione dei gruppi muscolari e da un maggior reclutamento delle unità motorie costituite da fibre a contrazione veloce [7].

Inoltre, possono incrementare i livelli di testosterone, il che spiega ulteriormente il miglioramento della forza massima [5].

È necessario chiarire però, che il metodo dei carichi massimali può essere utilizzato solamente dopo un minimo di un anno (2 anni per atleti junior o neofiti) di allenamento della forza generale (AA e carichi sub-massimale).

Ci si può aspettare un guadagno di forza comunque anche durante l’utilizzo a lungo termine del metodo dei carichi submassimali, principalmente grazie a un miglioramento della coordinazione inter-muscolare.

Durata dell’AA 2-4 settimane
Carico 70-80% 1RM (fino al 100% a fine di 3-4 macrocicli)
N. di esercizi 2-5 fondamentali /1-3 accessori
N. di rip per serie 2-6 fondamentali / 8-12 accessori
N. di serie per esercizio 3-8 fondamentali / 2-3 accessori
Recupero 2-3 fondamentali / 1-2 accessori
Serie totali per sessione 16-24
Frequenza per microciclo 2-4
Tab. 2. Parametri relativi al metodo del carico sub-massimale. Tratto e adattato da Bompa T. et Buzzichelli A., Periodizzazione dell’allenamento sportivo, Calzetti Mariucci, 2015
Durata dell’AA 2-4 settimane
Carico 80-90% 1RM (fino al 100% a fine di 3-4 macrocicli)
N. di esercizi 2-5 fondamentali / 1-3 accessori
N. di rip per serie 1-3 fondamentali / 6-10 accessori
N. di serie per esercizio 3-8 fondamentali / 2-3 accessori
Recupero 3-5 fondamentali 1-2 accessori
Serie totali per sessione 16-24
Frequenza per microciclo 2-4
Tab. 3. Parametri relativi al metodo del carico massimale. Tratto e adattato da Bompa T. et Buzzichelli A., Periodizzazione dell’allenamento sportivo, Calzetti Mariucci, 2015

Le alzate olimpiche

Discorso analogo vale per l’allenamento delle alzate olimpiche, quando esse vengono mantenute integre (Snatch e Clean & Jerk). Difficilmente però, vengono mantenute tali poiché è richiesta un’alta padronanza tecnica e coordinativa [8].

Tuttavia, l’esecuzione dei gesti del sollevamento pesi è diventata abbastanza comune, soprattutto tra gli atleti coinvolti in sport balistici, di potenza e di velocità (ad es. calcio, pallavolo, lancio ed eventi in pista).

Questa popolarità è basata in parte sul fatto che il sollevamento pesi aumenta la potenza e la forza esplosiva, e in parte dall’opinione di molti autori e preparatori.

I weightlifter competitivi, infatti, sono forse i più potenti tra tutti gli atleti. Anzi, si può affermare che il sollevamento pesi è uno dei migliori esempi di espressione di potenza atletica [8].

Ad esempio, nella fase della seconda tirata del clean e dello strappo (punto in cui si verifica lo sviluppo massimo di potenza), l’output è notevolmente maggiore rispetto a quello che si verifica nello squat, nella panca piana o nel deadlift.

Un weightlifter d’élite di 125 kg produce quasi 7000 watt durante l’high pull del clean. Questa estrema produzione di energia espone questi atleti ad uno stimolo fisico unico. Al contrario il powerlifters eseguire movimenti caratterizzati da basse velocità [8].

Se nel programma d’allenamento del powerlifting il metodo del carico massimale e submassimale prevede un’elevata espressione di forza assoluta a bassa velocità, il weightlifting combina movimenti sia di forza, sia di velocità [8], e da ciò la definizione di MMTA.

L’importanza della coordinazione intermuscolare

Ai fini atletici, qualsiasi incremento di potenza è il risultato di miglioramenti nella forza, nella velocità o nella combinazione delle due qualità.

Il vantaggio dell’allenamento di potenza eseguito in modo esplosivo, ad alta velocità, è che esso sollecita il sistema nervoso centrale (SNC).

Questi adattamenti si concretizzano con la riduzione del tempo necessario a reclutare le unità motorie, specialmente quelle a contrazione rapida [7].

L’adattamento avviene attraverso l’incremento della frequenza di scarica delle unità motorie a contrazione rapida in un tempo estremamente ridotto; inoltre, vi è un miglioramento della coordinazione intermuscolare raggiunta attraverso un collegamento più efficace tra le reazioni eccitatorie e inibitorie di un muscolo in uno schema motorio complesso. In termini pratici significa incrementare l’abilità dell’atleta nel contrarre taluni muscoli e rilassarne altri, migliorando la velocità di contrazione dei muscoli motori.

La velocità di esecuzione delle esercitazioni di forza

Per ottenere ciò, i movimenti devono essere eseguiti rapidamente e in modo esplosivo e, in particolare, bisogna finalizzare l’allenamento al raggiungimento di un solo obbiettivo: diminuire il tempo di espressione di forza a relativi carichi e quindi spostare il punto d’intersezione tra le curve (P) e velocità (V) il più in alto possibile (Tab.4).

Tab. 4. Rapporto tra valori di potenza e velocità a seconda del carico.

Tab. 5. Caratteristiche di forza e potenza di diversi esercizi (Walker O., 2016).

Snatch, Clean e Jerk e relativi esercizi complementari e segmentati (hang pull, hang clean, clean pull, power snatch, push press) sono riconosciuti come ottimi esercizi per sviluppare altissima potenza, al pari di movimenti eseguiti a corpo libero, senza utilizzo di sovraccarico (Tab.5).

Questo avviene poiché durante l’esecuzione, nonostante il carico notevole sollevato, l’intento è muoverlo sempre il più rapidamente possibile [8].

A riguardo la ricerca mostra che i maggiori incrementi in potenza sono ottenuti non solo con l’allenamento ad alta velocità, ma da una combinazione sequenziale di allenamento di forza ed alta velocità [5].

La potenza di picco che si può produrre in un movimento dipende direttamente dai guadagni in forza massimale.

Le unità motorie attivate nei gesti atletici e la frequenza con la quale giungono i treni di impulsi alle fibre, generano un alto rapporto forza-frequenza. L’aumento della frequenza è raggiunto attraverso l’allenamento con sovraccarichi bassi, utilizzando meno del 50% di 1RM per gli atleti principianti e fra il 50-60% del massimale per gli atleti avanzati, oppure attraverso l’utilizzo di qualsiasi attrezzo leggero (power ball, med ball); attraverso l’allenamento con pliometria o con il traino e con esercizi specifici per la velocità, l’agilità e la rapidità.

La pliometria

Molti studi [8] indicano che l’allenamento ad alta velocità combinato con la pliometria può essere vantaggioso, poiché sviluppa maggiormente le capacità elastiche del muscolo rispetto all’allenamento a bassa velocità.

Di conseguenza, i programmi di allenamento di discipline balistiche che implicano velocità, salti e cambi di direzione, dovrebbero includere l’integrazione di esercizi pliometrici (Tab.6) in cui è fortemente enfatizzato e coinvolto il ciclo allungamento-accorciamento e la fase di ammortamento (il tempo tra la rapida decelerazione del corpo seguito quasi immediatamente da una rapida accelerazione del corpo in direzione contraria) [8].

Forza (Carico) Peso attrezzi sport specifici Pliometria
Adattamento anatomico Leggero 5-6 RPE
Forza Massima Da medio a pesante 6-7RPE
Conversione a potenza e forza massima Medio o leggero 8-9 RPE
Mantenimento: forza massima, potenza Leggero 8-10 RPE
Tab. 6. Periodizzazione della pliometria in relazione al periodo competitivo e all’utilizzo di attrezzi sport-specifici

Pesistica adattata e transfer specifico

Abbandonando i canoni della pesistica classica, lontani dalle esigenze degli sport di squadra e di molte altre discipline che, tuttavia, condividono le stesse necessità di espressione di forza e potenza, è possibile costruire un allenamento specifico partendo dal modello di riferimento e affidandoci alla nostra creatività unita alla conoscenza anatomica e biomeccanica del movimento.

È possibile creare diversi protocolli basandosi sulle similitudini con i gesti sport specifici, sia con il bilanciere sia con l’utilizzo di altri attrezzi.

L’uso di vincoli e carichi differenti dal bilanciere, è sempre più diffuso perché funzionale alle caratteristiche situazionali di molte discipline di squadra, e perché favorevole all’adattamento di alcune catene cinetiche (ad esempio quelle crociate) e le risposte propriocettive [9].

L’applicazione pratica si può quindi, così attuare e riassumere:
  • Non esiste una vera fase di incastro ma è più opportuno parlare di frenata o atterraggio.
  • L’azione di salto deve essere enfatizzata.
  • Sono fondamentali gli angoli di lavoro e le catene cinetiche sistematicamente coinvolte.
  • Negli sport di squadra e negli sport situazionali è preferibile eseguire esercizi di pesistica olimpica partendo dalla sospensione, oppure fondamentali di forza a ROM ridotti [1].

Analizziamo nel dettaglio ogni punto.

Adattare le alzate olimpiche alle esigenze sport specifiche

Slancio e strappo integrali non sono gesti che ricalcano i movimenti sport-specifici, quindi, è ovvio tralasciare la tecnica dei sollevamenti olimpici nella loro totalità.

Gli esercizi complementari e segmentati di snatch, clean e jerk richiedono una capacità coordinativa minore che si traduce anche, in un minor tempo trascorso per l’apprendimento del gesto.

Clean, high pull e push press effettuati dalla sospensione

A tal proposito, individuando il “passaggio al ginocchio” nello snatch e nel clean, e la divaricata sagittale nello split jerk, come fasi tecnicamente critiche delle alzate, vengono riconosciuti come più indicati ed efficaci, esercizi come clean, high pull e push press effettuati dalla sospensione e con ricezione in half squat escludendo, quindi, la difficoltà della prima fase di stacco e la necessità di uno squat profondo.

Lavorando con carichi medio-bassi non vi è la necessità di automatizzare la tecnica del sollevamento, questo permette di assorbire anche delle leggere imperfezioni esecutive senza alcuna ripercussione sulla sicurezza [1].

Tutto ciò va a vantaggio di un maggior focus dell’atleta nel reclutamento e nell’attivazione muscolare durante la fase di prima e seconda tirata e durante la fase di ricezione in cui è necessaria una forte attivazione e sincronizzazione tra Core e muscoli flessori ed estensori dell’anca e, l’ottimizzazione del ciclo allungamento-accorciamento.

Utilizzo dei sovraccarichi e miglioramento di salto verticale

Un ulteriore vantaggio derivante dall’utilizzo dei sovraccarichi è il miglioramento delle capacità di salto verticale e della reattività.

In uno studio effettuato su 64 weightlifters statunitensi [10], è stato fortemente associato il picco di potenza (PP) espresso durante movimenti di salto verticale (CMJ e SJ), alle capacità e abilità di sollevamento olimpico, rafforzando l’idea che il weightlifting può e deve essere uno strumento utile per l’incremento dei livelli di forza e potenza.

L’allenamento di forza e potenza per il salto segue la progressività del metodo massimale e sub-massimale, e può essere suddiviso in generale, speciale e specifico, a seconda della struttura biomeccanica degli esercizi, del loro impatto neuromuscolare e della fase specifica della programmazione annuale [2].

Esercitazioni da utilizzare nell’Adattamento Anatomico

Durante la preparazione generale, già definita come adattamento anatomico e costruzione ipertrofica, vengono per esempio preferiti esercizi come lo squat profondo nelle varianti back, front e split, il deadlift classico con bilanciere o trap bar, l’hip thrust (a ROM completo), pull o squat clean dalla sospensione (con eccentrica controllata durate il caricamento) ed esercizi classici fondamentali per l’upper body e il Core.

Sono favorevoli il bilanciere e l’appoggio bipodalico e simmetrico, durante questa fase, se non vi è richiesta o necessità sport specifica.

Esercitazioni per lo sviluppo della forza massima e della potenza

Progressivamente, nella programmazione speciale, la forza viene convertita in potenza ed esplosività, attraverso varianti degli stessi esercizi fondamentali: squat jump, half squat, hip thrust a terra, high pull e power clean per arti inferiori, core e catena posteriore; push press, pendlay e power row per l’upper body.

Grande attenzione ricade sulla velocità di esecuzione, l’output di potenza espresso, e la perdita di contatto dei piedi al termine della spinta.

Esercitazioni sport specifiche

La fase specifica prevede esercizi che simulano la prestazione da gara del salto ed esercizi di potenza su appoggio monopodalico o coordinativamente simili al movimento specifico della disciplina: salti con sovraccarichi, traino, pliometria, multibalzi specifici o tecnici, e l’incremento del volume come parametro progressivo dell’intensità [2].

Perché favorire esercizi complementari, dalla sospensione o a ROM ridotto nella pesistica adattata?

La modulazione delle posizioni di partenza e di arrivo o arresto/ricezione determinano la complessità tecnica di un gesto; gli angoli articolari a loro volta, determinano l’attivazione selettiva di una o più catene cinetiche muscolari, spostando il lavoro dalla forza esplosiva alla forza dinamica massima [1]; è necessaria, inoltre, la gestione accurata della durata del movimento (TUT) per determinare la tipologia di forza che vogliamo effettivamente lavorare.

Nella pesistica adattata è, quindi opportuno, alternare il caricamento a diversi angoli adattandolo alla fase di allenamento e, per mantenere un’ottimale articolarità e riflesso da stiramento in molteplici posizioni.

In pratica è dimostrare perché ad angoli di lavoro differenti è possibile gestire diversi carichi e modulare la velocità d’esecuzione, rendendola specifica alle esigenze della disciplina.

Allenare i cambi di direzione per gli sport di squadra

Al fine di soddisfare il principio della multiplanarietà, è opportuno inserire anche delle rotazioni e movimenti torsivi [1].

I continui cambi di direzione e di senso, ad esempio, tipici dei giocatori di calcio, pallavolo, basket, ecc., obbligano ad una continua sincronizzazione su differenti piani di lavoro.

Questo principio si applica sia ai movimenti verticali che a quelli orizzontali e riferibili all’adattamento della pesistica effettuabile con l’aggiunta di azione rotatorie e torsive.

Variare continuamente la proposta, in fase intensiva specifica o in fase di adattamento anatomico e coordinativo, aumenta il bagaglio motorio dell’atleta, il principio della multiplanarietà è tipico dell’allenamento funzionale e dovrebbe essere tenuto sempre in debita considerazione [1].

Variabili da considerare in un allenamento di forza e potenza

In conclusione, ecco un modello metodologico che miscela diverse variabili per la stesura di un programma d’allenamento caratterizzato dai movimenti di weightlifting e powerlifting; le variabili proposte sono 7 (tab.7):

  1. Attrezzo;
  2. Carico;
  3. Tipo di partenza;
  4. Angoli di partenza;
  5. Corpo in fase aerea;
  6. Tipo di arrivo;
  7. Angoli di arrivo.

Tab. 7. Proposta metodologica con differenti variabili [1].

Conclusioni

La costante specializzazione e l’aumento dei livelli di forza e potenza espressi in numerosi sport e discipline, incrementa ulteriormente l’importanza di queste capacità, necessarie per lo sviluppo e condizionamento di altre abilità e caratteristiche, come la velocità e la resistenza o diverse espressioni della forza.

È ormai noto che i movimenti del sollevamento pesi olimpico e degli esercizi fondamentali in stile powerlifting, esprimono il più elevato output di potenza e di forza dinamica massima, attraverso l’attivazione di catene cinetiche, distretti muscolari e angoli di lavoro che presentano numerose similitudini con movimenti di spinta e propulsione sia verticale che orizzontale.

Per poter esprime al meglio le abilità di salto, sprint, arresto e cambio di direzione/senso, quindi, è necessario sviluppare forza, derivante da cicli di adattamento anatomico e ipertrofia, e trasformarla successivamente in potenza ed esplosività, adattandola al gesto sport specifico.

Attraverso la pesistica adattata, è possibile ottenere sia l’aumento di forza e potenza sia il miglioramento delle capacità coordinative e neuromuscolari, ovviando alle esigenze tecniche del movimento completo

Tuttavia, sarà competenza dell’allenatore adattare sia la programmazione delle capacità condizionali e muscolari sia la scelta degli esercizi, modulando il volume, l’intensità e le variabili proposte (angoli articolari di partenza e arrivo, catene muscolari coinvolte, enfasi su salto verticale, arresto, pliometria) in riferimento al gesto sportivo, alla fase della stagione e alle caratteristiche sia dell’esercizio allenante sia quelle dell’atleta.

Bibliografia

  • Azzone V., Cipriani M., Lucarini L., Allenamento della forza e pesistica adattata agli sport di squadra, Universitalia, 2015.
  • Baker D., Improving vertical jump performance through general special and specific strength training, Journal of Strength and Conditioning Research, 2014.
  • Aditi Majumdar S. et Robergs R.A., The Science of Speed: Determinants of Performance in the 100 m Sprint, International Journal of Sports Science & Coaching, 2011.
  • Healy R. et M. Comyns T.M., The Application of Postactivation Potentiation Methods to Improve Sprint Speed, Strength and Conditioning Journal, 2017.
  • Bompa T. et Buzzichelli A., Periodizzazione dell’allenamento sportivo, Calzetti Mariucci,
  • Mata J.D., Oliver J.M., Jagim A.R. et Jones M.T., Sex Differences in Strength and Power Support the Use of a Mixed-Model Approach to Resistance Training Programming, Strenght and Conditioning Journal, 2016.
  • Komi V. et Hakkinen K., Training-induced changes in neuromuscular performance under voluntary and reflex conditions, European Journal of Applied Physiology and Occupational Physiology, 1986.
  • Allen Hedrick A. et Hiroaki W., Weightlifting Movements: Do the Benefits Outweigh the Risks?, Strength and Conditioning Journal, 2008.ù
  • Urso A., Pesisitica sport per tutti gli sport, Calzetti Mariucci, 2013.
  • Carlock J.M. et al., The relationship between vertical jump power estimates and weightlifting ability: a field-test approach, Strength and Conditioning Journal, 2004.
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