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Ottobre 8, 2022

Costruire i prerequisiti della performance

Published by redazione
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Robert M. Malina ha svolto la sua carriera di Professore e Ricercatore Universitario nel campo delle Scienze Motorie col taglio che un’altra sua passione che pure aveva perseguito fino in fondo al Dottorato di Ricerca gli permetteva : l’antropologia.

E’ stato dunque un grande osservatore del movimento umano, delle sue espressioni dalla gestualità alle abilità biomotorie volendo far notare ad allievi e lettori quanto le modificazioni strutturali e psichiche nelle varie fasi di crescita condizionino (assieme al contesto ambientale, sociale, politico):

  • La crescita in se (sia fisica che psichico-comportamentale),
  • La possibilità di apprendimento,
  • La possibilità di scelta di mezzi e strumenti di apprendimento.

Malina ci ha insegnato che lo sviluppo delle capacità motorie dipende dalla capacità dell’insegnante, dell’educatore, di individuare la possibilità di intervento affinché l’allievo apprenda e migliori le proprie capacità nel rispetto del come l’allievo sta crescendo.

Cosa allenare nei giovani? Abilità biomotorie, tecnica o coordinazione?

Come ci ha ben fatto capire Malina, la scelta di prediligere l’allenare le abilità biomotorie fin da giovani e quella di prediligere un allenamento tecnico, coordinativo ed educativo non sono in realtà posizioni da prendere o teorie da sposare…

…serve tutto, in ogni età ma con mezzi, strumenti, posologie estremamente basate sull’osservazione e comprensione della fase di crescita e di come questa si manifesta negli allievi.

Se Malina ci ha fatto capire cosa, Gambetta è stato eccezionale nell’insegnare il come, ma iniziamo ad entrare nell’argomento.

Sviluppo e maturazione dei giovani atleti

Malina, in “Growth and maturation of child and adolescent track and field athletes” si chiede e spiega quali siano le caratteristiche antropometriche e le modalità dinamiche di sviluppo degli atleti in fase di crescita, quali di queste siano associate al valore della prestazione sportiva, quali ed in che misura abbiano capacità di predire le future prestazioni.

“Se il lettore ha chiaro questi punti e comprende che la cosa importante non è applicare un modello agli allievi, ma che il modello è solo lo strumento per osservare e capire cosa serve al singolo allievo, allora questi dati aiuteranno i coaches a ragionare sulle scelte operative” – dice poi a lezione a Lovanio, in Belgio, il Prof. Malina, che fu lì insignito di una Laurea Ad Honorem.

Concetti di crescita e maturazione

“Crescere è il compito di bambini ed adolescenti come invecchiare è il nostro compito per restare in vita”

diceva a lezione a Napoli, presso la Scuola Regionale dello Sport, il Prof. Vito Eugenio Leonardi.

Dall’infanzia all’adolescenza

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza comporta tre processi interagenti (Tab. 1) :

  • Crescita
  • Maturazione
  • Sviluppo

Termini che indicano ciò che accade nel naturale perseguimento di obiettivi diversi durante le prime due decadi di vita.

CRESCITA MATURAZIONE SVILUPPO
Dimensione Scheletrica Cognitivo
Proporzioni Sessuale Emozionale
Fisico Somatica Sociale
Composizione Neuroendocrina Morale
Sistemica Neuromuscolare Motorio
Tab. 1 – Processi Evolutivi in bambini ed adolescenti – Malina et al. (2004)

La crescita

Si riferisce all’aumento delle dimensioni del corpo nel suo insieme e delle sue parti.

Crescendo, i bambini diventano più alti e più pesanti, crescono i tessuti magri e grassi, gli organi crescono di dimensione.

Parti del corpo diverse crescono a tassi differenti e in tempi differenti e la crescita di organi specifici è legata all’altezza ed al peso.

Il volume e la massa del cuore ad esempio, seguono un modello di crescita simile a quello del peso del corpo mentre i polmoni e le funzioni polmonari aumentano proporzionalmente all’altezza.

La maturazione

Si riferisce al progresso lo stato biologicamente maturo il che è un processo estremamente soggettivo ed individuale.

Il processo di maturazione comporta due aspetti :

  • I tempi, ossia quando si verificano specifici eventi maturativi,
  • I ritmi, il tasso al quale la maturazione progredisce.

Tempi e ritmi sono estremamente variabili tra individuo ed individuo.

Lo sviluppo

Lo sviluppo si riferisce all’acquisizione di competenze comportamentali, cioè l’apprendimento di appropriati comportamenti secondo le attese della società.

“Quindi, i bambini, poiché fanno esperienze di vita

  • A casa,
  • A scuola,
  • In Chiesa,
  • Nello sport,
  • Nelle attività ricreative,
  • In altre attività di comunità

si sviluppano cognitivamente, socialmente, emozionalmente, moralmente e motoriamente in una maniera culturalmente appropriata agli ambienti che vivono.

L’acquisizione delle abilità motorie è una parte importante dello sviluppo ed è poi correlato (nel senso che dipende da ed al tempo stesso condiziona) all’attività fisica ed allo sport.” – CIT. Malina

Le interazioni

I tre processi (crescita, maturazione e sviluppo) si verificano simultaneamente ed interagiscono tra loro.

Le differenze individuali nella crescita e nella maturazione influenzano:

  • la prestazione motoria,
  • il concetto del se,
  • l’autostima,
  • l’immagine corporea,
  • la competenza percepita.

Come valutare la crescita

E’ basata su misure standardizzate del corpo e su valutazioni del comportamento.

La misurazione e la somministrazione di questionari o modelli di valutazione comportamentale è oggettiva e non è basata su valutazione soggettiva.

L’interpretazione è invece soggettiva e sta alla capacità osservazionale ed alle competenze dell’esaminatore.

Si misurano:

  • dimensione globale del corpo
  • statura
  • peso
  • diametri scheletrici
  • circonferenze degli arti
  • pliche cutanee

Procedendo poi attraverso rapporti ed indici (IMC, Indice di Massa Corporea ad esempio – Indice di androginia – Relazione Spalle/anche, ad esempio) per comprendere il trend di accrescimento dell’allievo.

Questo introduce alla valutazione del somatotipo che si riferisce alla configurazione globale del corpo ed è quantificato in tre componenti :

  • endomorfismo, grassezza relativa o magrezza
  • mesomorfismo, sviluppo muscolo-scheletrico relativo
  • ectomorfismo, linearità relativa.

Ad ogni componente viene associato un punteggio numerico da 1 a 7 ed i tre punteggi assieme definiscono il somatotipo del soggetto ma ciò non basta per attribuire al nostro allievo una predisposizione particolare, vanno considerati i singoli punteggi per comprendere il momento di accrescimento e poter ad esempio pensare che nel periodo in cui è stato valutato, la componente dominante farebbe pensare ad una certa finestra di possibili adattamenti ricercabili in allenamento.

Ad esempio, un atleta con un somatotipo 2 – 6 – 2 è un mesomorfo dominante, si trova in un momento in cui lo sviluppo muscoloscheletrico è preponderante, cosa penseremmo di proporgli?

La valutazione dello stato di maturità

E’ essenziale quando si lavora con giovani atleti perché le differenze individuali in tempi e ritmi di maturazione biologica influenzano le dimensioni e la composizione corporea, la forza e la potenza, il comportamento.

Questa variazione ha importanti implicazioni per la performance, per l’individuazione del talento.

Si valuta ordinariamente analizzando in tre modi :

  • scheletricamente,
  • sessualmente,
  • somaticamente

Metodi di valutazione della maturità scheletrica

Sono tre i metodi comunemente usati per valutare la maturità schletrica: il metodo Greulich-Pyle, il Tanner-Whitehouse, il Fels e sono simili nei principi di base.

Tutti prevedono una rx della mano e del polso ma variano nei criteri di valutazione e nelle procedure per costruire una scala di maturità scheletrica dalla quale viene assegnata una età scheletrica (ES) che viene poi espressa in relazione all’età cronologica (EC) per indicare lo stato di maturità dei giovani.

Per cui un giovane può avere una EC di 10.5 ma una EC di 12.3 e sarebbe in anticipo rispetto alla sua EC.

Criteri di valutazione della maturità sessuale

La maturità sessuale è basata per entrambi i sessi su caratteristiche sessuali secondarie e il pelo nella regione pubica ed è limitato alla fase puberale.

I criteri più comunemente usati sono quelli di Tanner (con S indica lo sviluppo dei seni, con G dei genitali, con PP dei peli pubici:

  • stadio 1 (S1, G1, PP1) prepuberale
  • stadio 2 (S2, G2, PP2) inizio di maturazione di ognuna delle caratteristiche
  • stai 3 e 4 indicano una maturazione continua delle fasi

gli stadi S2-S4, G2-G4, PP2-PP4 indicano lo stato puberale, mentre lo stadio 5 indica lo stato maturo e tutto ciò è chiaramente connesso allo sviluppo ormonale ed alle implicazioni sulle componenti motorie e comportamentali degli allievi.

La maturità somatica

Quello della maturità somatica, in se, non è un indicatore dello stato di maturità ma i dati longitudinali durante l’adolescenza e soprattutto riguardanti l’altezza, il punto di flesso della curva di crescita in altezza può essere utilizzato per derivare un indicatore di maturità ossia l’età alla velocità di picco dell’altezza, PHV.

L’età alla PHV può essere usata come punto di riferimento in base al quale possono essere espresse prestazioni fisiche o la maturità sessuale.

L’allenamento per lo sport, la crescita e la maturazione

Che l’attività fisica sia importante come naturale supporto alla crescita e maturazione e che può anche stimolarle è un dato evidente dall’osservazione dell’impatto dello stesso sulle curve di crescita ed accrescimento ed è, ahinoi, indicato dai Pediatri, come strategia di contrasto alla sedentarietà ed alle sindromi di immobilità ed alla obesità infantile e giovanile.

Quali parametri influenza l’allenamento sportivo giovanile?

Negli ultimi decenni, tuttavia e più o meno frequentemente, si è detto della potenziale influenza negativa dell’allenamento intensivo sportivo sulla crescita (rispetto a dimensioni raggiunte e maturazione) ed in particolare nelle giovani atlete.

E’ interessante però notare che le potenziali influenze negative dell’allenamento sportivo sono spesso sottolineate in contesti in cui il giovane atleta modifica in maniera rigida la sua dieta, per cui, bisogna fare attenzione a tutti gli aspetti che caratterizzano il quadro della gestione del giovane sportivo.

I dati attualmente disponibili indicano che la pratica regolare e l’allenamento sportivo durante infanzia ed adolescenza non influenzano le dimensioni raggiunte, il tasso di crescita, tempi e ritmi di maturazione somatica, sessuale e scheletrica nei ragazzi di entrambi i sessi (Malina 1994 – Malina 1998 – Malina 2004).

Diversamente dalla crescita in altezza e dai tempi di maturazione biologica, l’allenamento regolare sportivo può influenzare la massa e la composizione corporea.

E’ associato ad una diminuzione della massa grassa corporea in entrambi i sessi ed un aumento della massa magra soprattutto tra i maschi.

Allenabilità

“Non posso iniziare a migliorare se prima non sono diventato abile e capace, le mie abilità e capacità passano attraverso la consolidazione degli schemi motori fondati sulla consapevolezza dello schema corporeo. Solo a livello scientifico e di letteratura si possono differenziare le abilità, le capacità, i diversi sistemi energetici, ed altri componenti. A livello pratico vi è un sinergismo perfetto”,

Cit. Luca Plutino Genova, 4 dicembre 2017, corso di aggiornamento Scuola Regionale dello Sport Liguria.

Le parole di Luca sembrano riprendere Bernstein che in “The coordination and Regulation of Movement” (Bernstein, 1967) scrisse:

“La prima fase dell’apprendimento dell’atto motorio è un insieme di più movimenti in successione e meccanici, poco o per niente fluidi nella loro espressione in origine ma la ripetitività e la giusta progressione ed esposizione al movimento fine, darà all’allievo quei feedback che permetteranno la fusione dei gesti nel gesto unico e particolare che rende unico ogni allievo.”

Allenabilità e carichi di allenamento

Ora, l’allenabilità “rispecchia il grado di adattamento ai carichi di allenamento, si tratta di un parametro dinamico, che dipende da una serie di fattori endogeni ed esogeni; per quanto riguarda l’allenabilità nell’età infantile e nell’adolescenza un ruolo importante viene svolto dalle così dette fasi sensibili” Plutino, 2017.

Le fasi sensibili rappresentano la “finestra”, lo “spazio” di lavoro per raggiungere obiettivi motori specifici e sviluppare il potenziale genetico degli allievi e dipendono dai meccanismi fisiologici di crescita, maturazione e sviluppo del Sistema Nervoso.

E perché?

“La complessità delle strutture e dell’organizzazione del sistema motorio dell’uomo è dovuto al fatto che il nostro organismo è fatto per interagire con l’ambiente circostante. E’ evidente che anche il più piccolo atto motorio implica una complessa interazione fra sistemi sensoriali, funzioni cognitive e strutture deputate al controllo motorio e l’interazione tra sistemi sensoriali-funzioni cognitive-strutture di controllo motorio è tanto più efficace quanto più efficienti sono gli apparati anotomo-tissutali che li compongono e ne permettono il contatto : glia e mielina. Ora se consideriamo gli adattamenti endocrini e muscolari periferici come la dovuta conseguenza della risposta a stimoli meccanici (una certa ampiezza di un gesto, con una certa velocità, per un certo tempo) che per essere sostenuti e duraturi coinvolgono i sistemi cardio-respiratorio e quindi i meccanismi energetici, questi adattamenti sono condizionati dalla capacità del soggetto di eseguire appunto il gesto con una certa precisione ed una certa velocità per un certo tempo rispetto alla sua capacità di interagire con l’ambiente esterno. Se capiamo ciò, allora capiamo come, cosa e quando e perché fare per permettere lo sviluppo motorio degli allievi in ogni fase di crescita” – Fedrizzi “Lo Sviluppo Motorio”, 2009.

Ora, se sovrapponiamo la Tabella dello sviluppo della Mielinizzazione di Lou a quella dello sviluppo delle capacità motorie di Martin

Immagine 1. Rappresentazione schematica della sequenza temporale di mielinizzazione dei diversi sistemi

Immagine 2. Lo sviluppo delle capacità motorie

Notiamo bene e facilmente che lo sviluppo anatomico dei sistemi sensoriale e motorio è completo intorno al secondo/terzo anno di età, mentre il processo di sviluppo del sistema integrativo (ciò che rende “tanto più efficace quanto più efficienti l’interazione tra sistemi sensoriali-funzioni cognitive-strutture di controllo motorio sono gli apparati anotomo-tissutali che li compongono e ne permettono il contatto” per riprendere Fedrizzi) prosegue fino alla maggiore età con le aree associative intracorticali mentre ben prima le altre strutture che interpretano e rielaborano le informazioni provenienti dall’ambiente esterno.

Questo confronto tra tabelle, se ci permette di capire meglio Fedrizzi quando si riferisce al rapporto tra gesto fine, possibilità di innescare un certo meccanismo energetico, adattamento fisiologico, ci fa capire anche cosa intende Malina quando dice che il problema non è cosa faccio fare, ma quando e come rispetto al livello di maturazione del mio allievo.

Il problema, se di problema vogliamo parlare, sarebbe il coach, non l’età dell’allievo!

Età, formazione reticolare e sviluppo delle capacità coordinative e condizionali

Entriamo ancor di più dentro il ragionamento che l’argomento permette.

La tabella di Lou, ci mostra che mediamente, verso il 10mo anno di età si completa lo sviluppo della Formazione Reticolare.

La formazione reticolare costituisce una porzione della parte posteriore del tronco encefalico nella quale i neuroni ed i fasci disseminati formano in sezione trasversa, appunto, un reticolo.

Le funzioni della formazione reticolare

E’ attraversata da piccoli fasci di fibre mieliniche dirette nei due sensi e quindi, attraverso connessioni dirette ed indirette con tutti i livelli del Sistema Nervoso Centrale, la formazione reticolare contribuisce a svolgere diverse funzioni:

  • attenzione, concentrazione e consapevolezza di ciò che stiamo facendo
  • percezione del se nello spazio e di parti del corpo che muoviamo
  • ritmo sonno/veglia
  • percezione del dolore
  • regolazione delle attività viscerali
  • controllo del movimento
I fasci reticolo spinali

I fasci reticolo-spinali sono una delle principali vie discendenti coinvolte nel controllo motorio assieme ai fasci cortico-spinali e vestibolo-spinali.

La gran parte di queste fibre scende verso il midollo spinale senza decussare proiettando dunque direttamente alla sostanza grigia dove terminano su interneuroni influenzando così indirettamente i motoneuroni attraverso un “relè” sinaptico all’interno del midollo spinale.

E’ qui che viene regolata la funzione respiratoria.

E’ dunque un centro nevralgico ed importantissimo nella regolazione del nostro interagire con l’ambiente esterno e regolare le nostre risposte motorie ad esso.

Nel periodo 9/10/11 anni di età la tabella di Martin ci indica la possibilità di incidere, rispetto alle capacità coordinative :

  • abbastanza sull’apprendimento motorio di gestualità specifiche
  • abbastanza sulla differenziazione e la direzione del/dei movimenti specifici
  • abbastanza sull’equilibrio
  • poco sull’orientamento spaziale (ma guai a non farlo !!!)
  • MOLTO sul ritmo
  • MOLTO sulla capacità di reagire a stimoli acustici e visivi

invece, rispetto alle capacità condizionali :

  • POCO sulla forza (qui intesa come massima o massimale, ma guai a non farlo e dopo capiremo perchè)
  • abbastanza sulla resistenza
  • abbastanza sulla mobilità articolare
  • MOLTO sulla rapidità

Bene!!! Riflettiamo sui punti annotati dalle tabelle in riferimento alle fasce di età considerate.

Lo sviluppo del ritmo, della capacità di reazione e della rapidità influenzano la forza?

Se consideriamo il ritmo come il succedersi ordinato nel tempo di forme di movimento, come la frequenza con cui le varie fasi del movimento si succedono dunque il “ritmo” si manifesta come ordine cronologico della dinamica muscolare (di come viene erogata la forza) ed esprime il decorso spazio/tempo del suo svolgimento.

“Il ritmo dipende dalla capacità di differenziare gli interventi muscolari” M. Barduco

Oltre oceano invece, Derek Hansen ci dice che

“while the anatomical components are critical for the structural and mechanical execution of the muscular contractions in rhytmic and plyometric exercises, the neurological energy required to power the demandi s equally important and observable. Because rhytmic and explosive movements require an important or maximal recruitment of available muscle fiber, sum up a significative neural involvement is imperative”.

Se poi la reazione è definibile come

“la capacità di programmare ed eseguire rapidamente azioni motorie adeguate e di breve durata in risposta ad un segnale o ad un improvviso cambiamento nello scenario di gara o di esercizio; è il presupposto indispensabile per reagire, al momento più opportuno e rapidamente, ad uno stimolo esterno o interno” M. Barduco,

se Hansen ci dice in merito che

“reaction ca considered as the gold standard evaluation of Nervous System efficiency, due to you can react faster as the appropriate signal is bering sent from the brain and spinal cord and this is related to the levelof effort you can realize; so the involvement of nervous system and its efficiency is fundamental in development of strenght, power and speed as cross-educational effect of training can show us”.

Rispetto alla rapidità, Barduco definisce questa come

“la capacità di eseguire azioni motorie in un tempo minimo.

Il termine RAPIDITÀ definisce la pura esecuzione del gesto da parte di un singolo segmento del corpo (es.: pugno o calcio nel Karate, lancio di una palla, ecc.) mentre la VELOCITÀ indica lo spostamento dell’intero corpo (es.: le specialità della velocità).

Pertanto:

  • la RAPIDITÀ è una proprietà generale prettamente legata al sistema nervoso. La rapidità è incrementabile in maniera modesta, non oltre il 18-20% del potenziale genetico. Pertanto si può affermare che “rapidi si nasce”.
  • la VELOCITÀ è una funzione della rapidità, della forza rapida, della resistenza e della coordinazione ottimale dei movimenti in relazione all’ambiente esterno in cui si svolge l’azione. Pertanto la velocità è più facilmente incrementabile rispetto alla rapidità in quanto si può agire sul miglioramento di diverse capacità.”

Quindi… se pure ascriviamo alcune di queste qualità tra le capacità coordinative, in realtà, vuoi vedere che nel modo giusto staremmo stimolando i meccanismi ed i sistemi che poi permettono un incremento della capacità di forza (come Hansen dice direttamente)?

E se ciò è vero o giusto, la disponibilità di lavorare sulla forza e con esercizi di pesistica olimpica, con esercizi pliometrici, eccentrici, ballistici, con combinazioni da potentiation complexes in maniera moderata rispetto all’intensità ma elevata rispetto all’apprendimento del gesto staremmo soltanto facendo il nostro lavoro di educatori attenti e appassionati.

L’importanza della forza muscolare nello sviluppo atletico

Del resto, se nel 2018 Suchomel (Carrol University) in un articolo intitolato “The Importance of Muscular Strength : Training Considerations Article in Sports Medicine · January 2018 DOI: 10.1007/s40279-018-0862-z” pubblica la seguente tabella frutto di osservazioni con emg e altri devices per comprendere cosa e quanto alleniamo nel lungo periodo con una strategia in particolare:

Capiamo che modulando i parametri endogeni degli esercizi (rom articolare, frequenza dei gesti, tempo o distanza di lavoro, numero di serie) con i parametri esogeni degli stessi (altezza dei salti o altezza degli ostacoli o del/dei box/boxes, distanza dei salti, palla medica …) e con le capacità di esposizione al tempo di lavoro ed ai parametri esogeni degli esercizi che avremo valutato precedentemente nei nostri piccoli allievi, capiamo che stiamo ben costruendo i pre-requisiti della performance.

E se Suchomel conferma nelle strategie operative quanto Charlie Francis nel 2002 aveva già mostrato con focus dedicato al reclutamento % di unità motorie permesso dalla tipologia di esercizio:

facendoci addirittura pensare che sapendo dosare i parametri delle proposte di esercizio, gli esercizi di pesistica possono essere un sostegno all’insegnamento ed ai progressi in quelle capacità che l’auxologia ci mostra in fase di grande disponibilità, allora devo citare un articolo del 2000 di Franco Merni “Capacità coordinative in giovani praticanti atletica leggera. Confronto con altri sport”, in cui il Prof. Merni (che in una carriera di docente ed allenatore ha seguito migliaia di allievi … tra cui me) si propone di analizzare l’impatto del curriculum sportivo specifico sulla strutturazione delle capacità coordinative.

Impatto del curriculum sportivo specifico sulla strutturazione delle capacità coordinative.

Il Prof Merni parte da queste considerazioni metodologiche:

Mettendo dunque in relazione le macro aree che compongono il risultato finale osservabile: la performance sportiva.

In questo lavoro, il Prof Merni sottopone il campione da analizzare a 22 test e mettendo in relazione i risultati di questi con lo sport di appartenenza dell’allievo.

Il campione era così costituito :

  • 361 tra maschi e femmine di 11 anni di età,
  • 974 tra maschi e femmine di 12 anni di età,
  • 863 tra maschi e femmine di 13 anni di età,
  • 104 tra maschi e femmine di 14 anni di età,

I test furono i seguenti :

  • salto in lungo da fermo,
  • salto in lungo da fermo al 75% del massimale,
  • corsa 60 m
  • corsa 60 m al 75% del massimale
  • lancio del pallone di pallacanestro da seduti e con due mani al petto,
  • lancio del pallone di pallacanestro da seduti e con due mani al petto al 75% del massimale,
  • Equilibrio dinamico su asse di equilibrio (camminando avanti ed indietro),
  • Comma test (30”)
  • Test di punteggiatura (10” con mano dx e sx)
  • Tapping laterale coi piedi restando seduti,
  • Salto in basso da 70 cm con rotazione attorno all’asse longitudinale,
  • capovolta con progressione di difficoltà,
  • lancio e presa della pallina da tennis contro il muro,
  • Dinamometria mano (hand grip),
  • Dinamometria mano (hand grip) al 75% del massimale,
  • Dinamometria muscoli estensori gambe,
  • Dinamometria muscoli estensori gambe al 75% del massimale,
  • Equilibrio della bacchetta,
  • Riproduzione di figure con atteggiamenti diversi del proprio corpo,
  • Corsa a spola in varie direzioni e cambio di direzione.

Il lavoro del Prof. Merni mostra quanto, a prescindere dallo sport praticato (che nell’analisi dei dati risulta incidere in fattori coordinativi specifici delle aree della coordinazione spazio-temporale, dell’equilibrio dinamico e nelle precisione) il livello della forza misurabile rientri nelle statistiche relative alle età sottolineando quanto “la forza sia una capacità multifattoriale, quasi il risultato finale delle componenti che ne permettono l’espressione, ecco perché è importante curare tutto e con attenzione e giuste dosi in base al momento di giusto” Prof. G. D’Urbano.

 

Conclusioni – Take Home Message

L’esperienza che ho maturato negli anni come istruttore nelle e per le categorie giovanili mi ha messo e mi mette spesso difronte ai miei limiti e soprattutto di fronte alla facilità di commettere errori che se non compromettono la salute ed il benessere dei piccoli e giovani allievi, possono aver compromesso il raggiungimento dello sviluppo del potenziale genetico dei ragazzi che ho avuto.

Ricordo con grande affetto uno di loro in particolare per la serietà e la bontà e per grande capacità di sentire se stesso nei ritmi, da allievo (iniziò ad 11 anni a praticare atletica) bastava dirgli “il ritmo è 3’30”/km, vai” ed ecco che in 7’ passava il 2000, 14’ il 4000, 35’ il 10000.

Oggi con questo e con gli altri ragazzi farei tutto diversamente, ho assimilato quanto sia importante in fase evolutiva non portare l’allievo ad un modello di allenamento, ma conoscere l’auxologia, il contesto sociale e comunicativo per adattare le strategie di allenamento e di relazione all’allievo, affinché si possa comprendere quanto rispetto alle medie nazionali o internazionali (i talenti nascono ovunque ed è nostro dovere individuarli) il singolo allievo si discosti, si avvicini, si distingua nel mostrare espressioni di:

  • ritmo
  • reattività a stimoli acustici e visivi
  • forza esplosiva
  • rapidità
  • velocità
  • resistenza (in questo ambito mi piace osservare semplicemente per quanto tempo l’allievo mantiene una certa intensità che si da lui dopo generali indicazioni mie … certo mi “armo” di video e dopo debbo analizzarli, ma il dettaglio per me è tutto)

Tutti punti che hanno in se la misura del controllo motorio degli allievi, mostrato attraverso la coordinazione del gesto ad intensità elevate.

E’ dunque un lavoro che richiede conoscenze trasversali, dedizione e anche fantasia, perché se è vero che stiamo lavorando con futuri uomini e donne, è ancor più vero che dobbiamo considerare tutto ciò che serve a loro per crescere motoriamente in modo armonico ed in questo, lo schema metodologico dello studio del Prof. Merni del 2000 è un esempio validissimo cui ispirarsi.

E’ necessario essere professionali perché professionisti, consegnando poi agli allenatori il miglior sviluppo possibile delle capacità potenziali dei futuri atleti evoluti.

redazione
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