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Gli atleti d’élite presto o tardi brillano

Published by redazione
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Gli atleti d’élite presto o tardi brillano

Foto di Pexels da Pixabay

Nel 2015  ho tradotto questo articolo valutandone come pregio principale l'avvertimento a non sopravvalutare le prestazioni eccezionali di certi cosiddetti talenti giovanili.

Oggi come allora penso infatti che una delle tendenze più disfunzionali nell'ambito della nostra atletica sia quello di celebrare con troppa enfasi i successi che alcuni dei nostri ragazzi riescono ad ottenere nelle categorie minori.

A quattro anni dalla prima pubblicazione però, alla luce delle esperienze e dei ragionamenti di queste stagioni, ne modificherei il titolo in "Gli atleti d'Elite presto e tardi brillano....ma non entrambe le cose?".

Il punto interrogativo non dipende solo dal mutamento delle mie convinzioni, ma è confermato ampiamente anche sul piano pratico da precoci di grande successo quali i casi Duplantis ed Ingebritsen, solo per citarne due emblematici.

E' evidente che il gruppo degli atleti di Elite sia una sottoclasse molto più ristretta rispetto agli atleti di alto livello ma, come sembra confermare anche l' analisi di Mario Benati, l'aneddotica che vorrebbe condannato a non arrivare chi è stato bravo da piccolo non corrisponde alla realtà dei numeri.

A quanto pare essere bravi da piccoli di certo non è una condizione sufficiente per avere successo da grandi, ma costituisce un vantaggio in termini statistici.

La mia esperienza personale, per uscire dai numeri e quindi senza alcuna pretesa alcuna di verità, è che una medaglietta ad un campionato giovanile spesso segna il momento in cui un atleta "inizia" a fare davvero atletica leggera.

Un'ultima considerazione riguarda invece il ruolo dell'allenamento e dei meriti e delle accuse che sono mosse al tecnico dei talenti giovanili che a mio parere sono molto sproporzionate.

E' chiaro che un tecnico può forzare un po' la mano ed ottenere presto buoni risultati quando lavora con un giovane, specie se è biologicamente  in anticipo.

Bisogna però anche valutare in termini concreti quanto può "pesare"questo super allenamento, che solitamente è additato come la causa principale del naufragio dei nostri migliori giovani.

Un cadetto veramente super allenato (speriamo che ce ne siano pochi) può arrivare ad allenarsi 12 ore settimanali che, se viene veramente maltrattato, diventano 600 ore a stagione distribuite nell'arco di 50 settimane. Questo vuol dire che anche quando si esagera e di molto, il monte ore totali dell'allenamento per un giovanissimo resta sempre, in tre stagioni, sotto le 2000 ore...e cioè rimane lontanissimo dalle 10.000 che tradizionalmente sono indicate come la quota per raggiungere la maestria tecnica come indicato dalla "regola del successo" di Anders Ericsson.

Puoi scoprire di più sulla regola delle 10000 ore leggendo uno dei libri di Anders Ericsson

A mio parere l'allenamento diventa davvero importante con i grandi quando l'allenatore inizia a sommare gli effetti di 4, 5 e più stagioni di allenamento consecutive. Quanto avviene prima invece, nel bene e nel male, è dovuto alle qualità genetiche dell'atleta stesso, precocità compresa.

I grandi risultati di un "baby atleta"(che magari in assoluto poi così grandi non sono) non sono né una colpa né un merito di un tecnico.

Discorso diverso sono invece, a nostro avviso, gli infortuni. Ad esempio una micro-frattura da stress subita da un cadetto può essere indice di troppo zelo da parte di un tecnico, che probabilmente sopravvaluta quanto incide il proprio lavoro sui risultati del giovane.

La verità è che per arrivare all'élite bisogna nascere atleti d'élite e di veramente élite ne nascono pochi.

Questo tipo di atleti presto e tardi brillano!

Tutto questo a patto di evitare gli infortuni, mantenere la motivazione alta ed avere anche un po' di fortuna

Poesia di Edgar Lee Masters

Non avevo genio

I miei genitori credevano che sarei stato
grande come Edison o più grande:
perché da bambino costruivo dei palloni
e splendidi aquiloni e giocattoli con gli orologi
e piccole macchine con rotaie per andarci sopra
e telefoni fatti di filo e scatole di latta.

Suonavo la cornetta e dipingevo quadri,
modellavo in argilla e feci la parte
del cattivo nell'Octoroon,

Ma poi a ventun'anni mi sposai
e dovevo vivere, e così per vivere
imparai il mestiere di fare gli orologi
e tenevo la gioielleria sulla piazza,
pensando, pensando, pensando, pensando,
non agli affari, ma alla macchina
e ai calcoli per poterla costruire.

E tutta Spoon River osservava e attendeva
di vederla funzionare, ma mai funzionò.
E qualche anima gentile pensava che il mio genio
fosse in qualche modo intralciato dal negozio.

Non era vero. La verità era questa:
non avevo genio.

 

Di seguito la libera traduzione proposta nel 2015 di un articolo trovato sul sito www.sciencedaily.com che riporta uno studio della Indiana University, che sembra avvalorare quanto da noi scritto nel seguente articolo qualche mese fa, Allenamento giovanile, le tappe dello sviluppo fisico

Al seguente link trovate l'articolo in lingua originale: Elite athletes often shine sooner or later -- but not both

Ecco la nostra traduzione:

Fonte: Indiana University, studio del 31 maggio 2015

In breve:
Un nuovo studio che ha comparato le prestazioni di atleti d'Elite praticanti l'atletica leggera, distinguendo fra maggiori e minori di 20 anni, ha rilevato che solo una minoranza delle star giovanili riporta successi di pari livello durante la successiva carriera da senior. I ricercatori credono che questo sia dovuto alla diversa maturazione che porta un vantaggio agli atleti che, maturando presto, raccolgono i benefici di questo anticipo in giovane età raggiungendo i migliori tempi e le migliori misure prima di quanto non accada agli Olimpionici, molti dei quali maturano tardi.

L'articolo completo:
Un nuovo studio che ha comparato le prestazioni di atleti di alto livello praticanti l'atletica leggera, distinguendo fra maggiori e minori di 20 anni, ha rilevato che solo una minoranza delle star giovanili riporta successi di pari livello durante la successiva carriera da senior. I ricercatori credono che questo sia dovuto alla diversa maturazione che porta un vantaggio agli atleti che, maturando presto, raccolgono i benefici di questo anticipo in giovane età raggiungendo i migliori tempi e le migliori misure prima di quanto non accada agli Olimpionici, molti dei quali maturano tardi.

“Il fenomeno ha riscontro in molte discipline sportive” sostiene Robert Champman, professore assistente nella IU School of Public Health- Bloomington ed ex allenatore di corsa campestre alla IU. “ Gli atleti Elite da senior negli sport tendono ad essere quelli che maturano tardi. Ma è difficile fare una quantificazione, in particolare negli uomini, del livello della loro maturazione. Io ho avuto un corridore di grande successo che è cresciuto 4 pollici (10 cm) al college nel periodo in cui correva per me.”

Lo studio, condotto da Joshua Foss, uno studente laureato in fisiologia dell'esercizio fisico, e coautore con Chapman, sarà discusso Venerdì ad Indianapolis in occasione del meeting annuale degli American College of Sports Medicine. Questa ricerca ha esaminato l'andamento delle carriere di 65 dei finalisti maschi e di 64 delle finaliste femmine dei Campionati mondiali junior del 2000 e di un analogo numero di finalisti alle Olimpiadi del 2000. Hanno analizzato i risultati di gara degli Juniores per 12 anni dopo i mondiali del 2000, confrontandoli con i dati delle gare di almeno 12 anni prima e dopo il 2000 degli Olimpionici. Gli atleti erano i finalisti dei 100, 200, 1500 e 5000 metri, salto in lungo, salto in alto, lancio del disco e getto del peso.

Questi sono alcuni dei risultati:

  • Gli atleti senior hanno avuto i migliori risultati della carriera ad un'età significativamente più inoltrata rispetto agli juniores in tutti i 4 gruppi di gare nei maschi ed in 3 su 4 per quanto riguarda le donne.
  • Rapportati con le “Junior Stars”, gli atleti senior mostrano un tasso percentuale di miglioramento significativamente più alto se si confrontano i migliori risultati assoluti conseguiti nel corso della vita rispetto alle migliori prestazioni junior in sei degli otto gruppi di specialità.
  • Il 23,6 % degli junior osservati sono arrivati ad una medaglia Olimpica.
  • Il 29,9 % degli Olimpionici osservati han vinto medaglie nella prima fase delle proprie carriere, nel periodo in cui prendevano parte ai Campionati Mondiali Junior.

La variabilità nel tasso di maturazione e le potenziali differenze di sviluppo della performance in rapporto all'età degli atleti pone agli allenatori un interrogativo nell'azione di reclutamento dei talenti. L'aneddotica conferma che questa è una situazione ricorrente, riporta Chapman, ma lo studio dell'Indiana University ne dà una conferma basata su dati statistici. Da quanto riferisce, i risultati hanno rilievo anche in rapporto a come le federazioni e le organizzazione sportive investono i propri fondi limitati alla ricerca di talenti sportivi. Investire tutte le proprie risorse negli atleti junior di miglior livello potrebbe non essere la scelta corretta perché come visto questi giovani non si tramutano automaticamente in campioni Olimpionici a livello assoluto.

redazione
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