Il seguente articolo è tratto da una presentazione fatta al corso "Allenare la velocità. Strategie attuali nell'allenamento dello sprint" e vuole essere uno spunto di riflessione sulle strategie comunicative degli allenatori, con l'obiettivo di ampliare la conoscenza e la consapevolezza dei mezzi di comunicazione verbale. Al corso citato sopra è stato fonte di un interessante e piacevole confronto con gli allenatori presenti.
Quanto dipende la performance di un atleta dalla capacità del suo allenatore di comunicare con lui?
Quella dell’allenatore o del preparatore atletico è una professione che dipende notevolmente dalla comunicazione tra tecnico e atleta. Si è sempre pensato che la capacità di comunicare di un coach fosse un“arte”.
Negli ultimi anni la scienza ha studiato mediante numerose ricerche diverse strategie comunicative, iniziando a dare risposte interessanti. Lo studio dal quale è ispirato il seguente articolo è una review di 71 ricerche correlate alla comunicazione e alle prestazioni nello sprint:
Coaching Instructions and Cues for Enhancing Sprint Performance
Figura 1. Tratta "Coaching Instructions and Cues for Enhancing Sprint Performance" (Researchgate)
Probabilmente molti tecnici utilizzano i seguenti mezzi di comunicazione verbale con i propri atleti quasi senza rendersene conto. Crediamo che diventare consapevoli degli strumenti che si utilizzano possa rendere dei tecnici ve/o allenatori migliori.
Nella comunicazione tra tecnico e atleta si utilizzano spesso 3 tipologie comunicative:
Spesso i coach tendono ad utilizzare questi 3 termini con lo stesso significato, ma vi sono differenze sostanziali tra essi che ci sembra giusto conoscere:
Immagine 2. Tratto dalle slides del corso "Allenare la velocità. Strategie attuali nell'allenamento dello sprint"
Si tratta di frasi “medio-lunghe” costituite da 3 o più parole, utilizzate per comunicare all’atleta prima della prestazione o dello svolgimento di una esercitazione tecnica, per spiegare dove focalizzare l’attenzione.
Esempio: Spingi a terra in accelerazione
I comandi verbali sono frasi molto brevi composte da 1 o massimo 2 parole, spesso degli spunti verbali, dette all’atleta prima o durante l’esecuzione del gesto. Possono essere utilizzate come “mantra” sul quale focalizzarsi durante la prestazione
Esempi: Spingi! Esplodi! Accelera!
Ultimo in questa lista, ma estremamente importante nella comunicazione tra tecnico ed atleta è il feedback verbale. Si tratta di un informazione fornita all'atleta dopo la prestazione, che mette in correlazione le sensazioni dell’atleta con quanto è stato in grado di cogliere l’allenatore, ed in alcuni casi col supporto di una fonte esterna oggettiva (cronometro, fotocellule, accelerometro, video analisi, etc..)
In questo articolo prenderemo in considerazione i primi due mezzi di comunicazione, le indicazioni ed i comandi verbali, per dare degli spunti su come rendere più efficace la comunicazione tra coach e atleta in funzione della prestazione e dell’esecuzione tecnica.
Per «focus d’attenzione» si intende la capacità consapevole di un individuo di concentrare la propria attenzione mediante pensieri espliciti, nel tentativo di eseguire un compito preciso
Questa capacità è strettamente correlata alla capacità di migliorare un gesto tecnico o di ottenere una buona performance atletica.
Le istruzioni ed i comandi verbali vengono classificati, in base a dove focalizzano l’attenzione dell’atleta, in 3 tipologie:
Immagine 3. Le 3 istruzioni in esempio hanno lo stesso obiettivo e cercano di dare lo stesso messaggio.
Personalmente avrei detto comandi ed indicazioni con focus interno. La review che ha ispirato questo articolo mi ha sorpreso. Infatti sembrerebbe che utilizzare una comunicazione con focus esterno oppure neutro porta a migliori risultati in termini di performance nello sprint (10-20 metri), sugli adattamenti neuromuscolari e sulla capacità di apprendimento motorio.
Per atleti di basso e medio livello un focus esterno sembrerebbe dare maggiori risultati nelle performance sugli sprint brevi (10-20 metri). Il focus neutro con i principianti non sembra essere efficace.
Per gli sprinter d’élite sia il focus neutro che quello esterno riescono a sortire buoni risultati.
In letteratura scientifica non vi è nessuna evidenza riguardo all’efficienza di un “focus interno”
Focus esterno |
Focus neutro |
Focus esterno |
“Esercita forza all’esterno delle chiodate” “Muovi velocemente la scarpa avanti,mentre l’altra scarpa artiglia la pista più velocemente possibile” | “Corri più velocemente possibile” | “Imprimi forza all’esterno del piede” “Muovi velocemente la gamba avanti mentre l’altra si muove velocemente verso terra” |
Come possiamo vedere anche soltanto portare l’attenzione dal piede alle scarpe chiodate può spostare il focus dall’interno verso l’esterno.
Gli effetti del focus di attenzione sulle prestazioni sportive possono essere spiegati tramite l’ipotesi di azione vincolata, che afferma che l’orientamento dell’attenzione all’esterno consente al sistema di controllo motorio di operare mediante processi automatici non consapevoli che permettono un movimento riflesso, portando a risultati prestativi superiori. Secondo questa ipotesi quando, invece, quando l’attenzione è rivolta all’interno, il sistema di controllo motorio funziona sotto un controllo consapevole, creando problematiche nella fluidità degli schemi motori, portando a prestazioni minori.
Porta i laccetti delle scarpe verso il cielo” invece di “richiama la gamba alta”
L’utilizzo di comandi ed istruzioni con focus esterno sembrerebbe portare anche a migliori risultati dal punto di vista neuromuscolare:
Un'altra interessante applicazione è l’insegnamento motorio. In questo caso viene preso in considerazione l’utilizzo del feedback (post esercitazione). Anche in questo caso fornire un feedback esterno provoca un aumento della capacità di apprendimento rispetto al fornirne uno interno.
Sembra addirittura che l’uso di feedback interni creino un effetto deprimente sull’apprendimento di una nuova abilità motoria.
Un altro interessante ambito riguarda la valutazione della percezione dello sforzo da parte dell’atleta. Sembrerebbe infatti che l’utilizzo di istruzioni e comandi verbali esterni e/o neutri diminuisca la percezione del livello di difficoltà di un compito motorio (soprattutto nello sprint) ed una maggiore resistenza alla stanchezza rispetto all’utilizzo di una strategia comunicativa con stimoli interni.
Dal punto di vista qualitativo andrebbero fatte due classificazioni, una legata al livello dell’atleta ed una alla tipologia ed alla precisione delle informazioni consegnate all’atleta.
Livello dell'atleta. Come già detto in precedenza:
Dal punto di vista della tipologia e della precisione delle informazioni, anche se ci sembra abbastanza logico, dovrebbero essere:
Quante indicazioni e comandi dare all’atleta per far si che la prestazione o l’esecuzione motoria migliori?
In questo ambito bisogna analizzare la nostra memoria a breve termine. Sembra infatti che il limite biologico della memoria a breve termine umana sia di circa 4 elementi o frammenti di informazioni (in media).
Indicazioni e comandi verbali sembrano avere impatto sulla memoria di lavoro, strettamente legata all’acquisizione delle capacità motorie.
Inoltre le istruzioni ed i comandi interni sembrerebbero aumentare il carico sulla memoria a breve termine. Forse per questo sono meno efficaci?
Da far notare, inoltre, che lo stesso allenatore difficilmente riesce a vedere più di 1-2 dettagli in un gesto svolto alla massima intensità.
Per trarre le conclusioni, il nostro consiglio è quello di fornire all’atleta istruzioni esterne brevi e concise, e, aggiungiamo, tecnicamente corrette!
In questo caso la letteratura è discordante, e probabilmente ciò dipende il livello dell’atleta:
Ormai dovremmo essere abbastanza consapevoli che, secondo le evidenze scientifiche, l’utilizzo di strategie comunicative che pongono un focus dell’attenzione interno sembrano essere meno efficaci per il miglioramento sia della performance che dell’apprendimento motorio e che andrebbero preferite informazioni esterne o neutre (a seconda del livello dell’atleta).
In gara la cosa sembra essere ancora più enfatizzata, infatti la competizione è un evento che crea maggiore stress ed ansia rispetto all’allenamento, aumentando il carico sulla memoria a breve termine (limitata).
Il consiglio è quindi più che logico:
“Evitare focus interni, preferire quelli esterni e neutri evitando di soffocare l’atleta di indicazioni”
e ricorda due consigli dati un paio di anni fa da Carlo Buzzichelli al termine del suo corso sull’allenamento della forza dell’ISCI:
Spesso il tecnico che da molte informazioni all’atleta lo fa per una mancanza di sicurezza e per idee poco chiare.
L’idea deve essere che all’atleta dobbiamo insegnare in allenamento. La gara va usata come valutazione del lavoro fatto fino a quel momento.
La presenza del tecnico può dare sicurezza all’atleta ma lasciamo che sia lui a gestirsi, senza creare eccessive pressioni!
Impariamo a rendere l’atleta autonomo!
Come già detto nella premessa iniziale l’articolo proposto vuole essere principalmente uno spunto alla riflessione sui mezzi di comunicazione utilizzati da noi coach per insegnare il gesto tecnico o per favorire il miglioramento della prestazione. Avere maggiore consapevolezza di questi mezzi e della loro efficacia può essere un aiuto per utilizzare strategie migliori per diventare allenatori e tecnici migliori. Da far notare inoltre che la ricerca scientifica, in questo campo, è ancora agli inizi e quindi molti di questi aspetti devono ancora essere affrontati con maggiore dettaglio. Il consiglio è comunque quello di provare a variare le strategie comunicative anche per evitare di creare monotonia e valutare col tempo quale tra queste funzionano meglio per voi e con i vostri atleti.
Vi lasciamo con una tabella riepilogativa con alcuni esempi di istruzioni e comandi verbali esterni o neutri
Istruzioni e comandi verbali esterni o neutri |
|
Per l’accelerazione | Per la fase lanciata (velocità massima) |
Spingi | Pesta |
Esplodi | Corri alto |
Taglia l’erba* – resta radente a terra | Gira alto*** |
Spingi in linea** | Pesta giù forte |
Esplodi dai blocchi | Martella con i chiodi |
Esci fuori veloce dai blocchi | Rilassa**** |
Lancia il blocco dietro / Fai schizzare il blocco dietro | Sprinta/corri più veloce che puoi |
Spingi forte a terra/sulla pista | Spingi giù! |
Spingi dietro | Spingi su! |
Parti forte come fossi inseguito | Colpisci la pista / deciso a terra |
Martella in accelerazione e sali gradualmente | Fai schizzare i lacci delle scarpe al cielo***** |
Parti più veloce possibile | Fai schizzare il terreno in basso e dietro |
Parti come se fossi in salita | Tieni la velocità fino a 3 metri dopo il traguardo |
Schizza via da terra come se fossi il crack di una frusta****** | |
*”Taglia l’erba” si riferisce al recupero basso dell’altro libero sui primi appoggi di accelerazione come per tagliare l’erba con le dita dei piedi**”Spingi in linea” serve ad indicare all’atleta di spingere a terra in maniera lineare senza disperdere energia e applicando le forze a terra in modo più efficiente***”Gira alto” per indicare all’atleta un’azione circolare della gamba di richiamo e una posizione alta delle anche e del ginocchio****”Rilassa” una buona fase lanciata sembra essere correlata alla capacità di decontrazione dell’atleta, questa indicazione serve per ricordare all’atleta di correre rilassato e decontratto*****”Fai schizzare i lacci delle scarpe al cielo”, versione esterna di “Alto con le ginocchia”******”Schizza via da terra come se fossi il crack di una frusta” indica la sensazione di mettere intensità a terra ma con tempi di contatto brevi tipici della fase di massima velocità |
A cura di Andrea Dell'Angelo, con la collaborazione di Matteo Rozzarin per la traduzione del testo originale